Dentro c’è di tutto: dalla guerra in Abissinia del 1935, passando al disastro della diga del Vajont del 1966 fino ad arrivare al terremoto in Abruzzo. Ma ci sono anche le missioni in Libano e in Bosnia e anche il contratto degli autoferrotranvieri. Eccole le tanto odiate accise sui carburanti: imposte che gravano sul prezzo finale della benzina e del diesel alla pompa per il 38%, al quale si aggiunge l’Iva con il suo 18% (imposta sul valore aggiunto che si applica oltre che sul prezzo della materia prima anche sulle stesse accise). Le tasse, pertanto, rappresentano più della metà della cifra che il consumatore trova al distributore di carburante.

In passato è stato il cavallo di battaglia delle campagne elettorali in particolare di Giorgia Meloni e Matteo Salvini: “Elimineremo tutte le accise”. Oggi, però, continuano ad esistere. Il governo Meloni il 31 dicembre ha azzerato lo sconto fiscale sui carburanti e oggi il ministro Adolfo Urso ammette: “Non possiamo tagliarle, costerebbe troppo e servirebbero altre tasse per coprire i mancati incassi. Ed eccole quindi ancora qui a far lievitare il costo del pieno, che in Italia è tra i più alti d’Europa (peggio di noi solo i Paesi nordici). Dal 1995 è stata modellata un’accisa unica sui carburanti che ha assorbito la lunga lista di balzelli che si erano susseguiti fino a quel momento. Ufficialmente non paghiamo più la singola voce, ad esempio del disastro del Vajont, ma la composizione di questa accisa unica deriva dagli aumenti introdotti nel corso dei decenni per affrontare crisi ed eventi che hanno segnato la storia d’Italia dal ventennio fascista a oggi. Ritocchi al rialzo che sono proseguiti anche dopo il 1995: lo Stato ha più volte aumentato il costo della benzina per fare cassa. Dal 1995 le accise su benzina e gasolio, come evidenzia Pagella Politica, sono state aumentate 11 volte: 6 volte durante i governi di centrodestra, 2 volte con quelli di centrosinistra e 3 volte con il governo Monti. Assoutenti ha recentemente fatto i conti sui benefici in termini di gettito fiscale nell’esodo e controesodo di ferragosto: in una settimana lo Stato ha incassato 2,2 miliardi di euro.

Ma ecco il dettaglio di tutti i micro prelievi introdotti in quasi novant’anni di storia e che costituiscono l’accisa unica che continua ancora a gravare sul costo del carburante al distributore:

1935 +1,90 lire per la guerra di Abissinia
1956 +14 lire per la crisi di Suez
1963 +10 lire per il disastro del Vajont
1966 +10 lire per l’alluvione di Firenze
1969 +10 lire per il terremoto del Belice
1976 +99 lire per il terremoto del Friuli
1980 +75 lire per il terremoto dell’Irpinia
1982 +100 lire per la missione in Libano
1983 +105 lire per la missione in Libano
1996 +22 lire per la missione in Bosnia
2003 +0,017 euro per contratto autoferrotranvieri
2005 +0,005 euro per rinnovo autobus pubblici
2011 +0,0073 euro per finanziamento FUS
+0,0400 euro per emergenza immigrati
+0,0019 euro per finanziamento FUS
+0,0089 euro per alluvioni Liguria e Toscana
+0,0820 euro con il decreto Salva Italia
2012 +0,024 euro per i terremoti dell’Emilia
+0,005 euro per i terremotati dell’Abruzzo
2014 +0,0024 euro per spese del decreto Fare

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