“Da gennaio a luglio sono scomparse nel Mediterraneo più di 2.060 persone. È il dato drammatico di un massacro, il totale più alto negli ultimi 15 anni. Ed è un dato che poteva essere certamente inferiore se l’Europa avesse messo al centro della sua politica migratoria non il respingimento ma il soccorso e se avesse valorizzato le forze della società civile, oltre a quelle militari, per presidiare un mare che è di fatto una via di fuga per tante persone“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Radio Radicale da monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e presidente di Migrantes, organo pastorale della Conferenza episcopale italiana, commentando i dati dell’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) sul tragico bilancio dei migranti morti nel Mediterraneo.

E proprio oggi all’Angelus si è espresso in merito Papa Francesco: “Un altro tragico naufragio è accaduto alcuni giorni fa nel Mediterraneo: 41 persone hanno perso la vita, ho pregato per loro. Con dolore e vergogna dobbiamo dire che dall’inizio dell’anno già quasi 2mila uomini, donne e bambini sono morti in questo mare cercando di raggiungere l’Europa. È una piaga aperta nella nostra umanità“.

Monsignor Perego critica duramente le politiche migratorie dell‘Europa e dell‘Italia: “Stabiliscono accordi con la Tunisia e con la Libia, cioè con una dittatura e con un paese diviso tra due dittatori, che non hanno la possibilità di tutelare il diritto d’asilo delle persone. E quindi, come stiamo vedendo, Tunisia e Libia gestiscono i migranti con respingimenti, violenze e morte. Noi assistiamo inermi a questa situazione – sottolinea – che deriva da una politica di esternalizzazione di un problema che invece va affrontato all’interno della Ue e che investe tutti i paesi membri, a partire dall’Italia. Quello che sta accadendo è una mancanza di responsabilità, una caduta della democrazia che vede invece la tutela del diritto d’asilo uno dei pilastri della Costituzione del nostro paese e del Trattato di Lisbona“.

E aggiunge: “Parliamo di persone che provengono da 60 paesi, in particolare dall’Africa subsahariana e dal Medio Oriente, e vivono situazioni assolutamente drammatiche in termini di guerra, di violenza, di miseria, di disastri ambientali. Quel dato sui morti in mare – continua – chiede un profondo cambiamento della politica nel Mediterrano. Purtroppo questo cambiamento è stato chiesto tante volte negli ultimi anni ma nei trattati, come l’ultimo in corso con la Tunisia, c’è sempre stata la volontà di respingere anziché accompagnare alla vita queste persone che sono in fuga“.

L’arcivescovo conclude citando il decreto flussi del governo Meloni, che apre le porte a 450mila migranti nei prossimi 3 anni “al fine di promuovere l’immigrazione illegale”: “La politica italiana migratoria è ancora emergenziale e non affronta un fenomeno che è strutturale per il presente e per il futuro del nostro paese, mettendo invece delle pezze a seconda dell’opinione pubblica e delle necessità del momento. Da una parte si rifiutano i migranti, dall’altra si chiede l’ingresso di 450mila migranti perché ne abbiamo bisogno. È un po’ pirandelliano, ‘Uno, nessuno centomila‘”.

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