Nessun sostegno al governo nei lavori di ricostruzione dopo l’alluvione dell’Emilia Romagna. E addirittura una fretta che equivale a “voglia di visibilità“. È una lettera durissima quella che – riferisce l’agenzia Ansa – è stata inviata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Un vero e proprio attacco che provoca uno scontro frontale tra governo e Regione. La “fretta che Meloni mi imputa, in realtà, è quella dei nostri concittadini” ha modo di replicare il governatore. E ad oggi gli unici soldi ricevuti dalle comunità travolte dal disastro dopo 3 mesi sono quelli arrivati da Bologna. I romagnoli, dice Bonaccini, “tutto meritano fuorché polemiche sterili tra istituzioni o il fatto che non debbono lamentarsi perché molto sarebbe già stato fatto. Purtroppo non è così, la premier può senz’altro chiedere direttamente a famiglie e imprese“.

La lettera di fuoco – L’assistenza e la ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna hanno più volte rappresentato un casus belli che ha contrapposto il governo ai rappresentanti della Regione. Hanno fatto notizia per esempio le uscite sbilenche del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, in cui rispondeva alle richieste degli enti locali romagnoli che “il governo non è un bancomat“. Finora, però, non era mai scesa in campo direttamente la presidente del Consiglio. Meloni ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di fuoco per rispondere al governatore. Quattro giorni fa Bonaccini – che è pure uno dei leader del Pd, eletto presidente del partito dopo aver perso le primarie contro Elly Schlein – aveva inviato una comunicazione formale a Palazzo Chigi per lamentare che nell’ultimo decreto del governo non c’erano fondi per gli indennizzi a cittadini e imprese. “Di fronte alla richiesta formulata insieme ai sindaci e a tanti amministratori delle zone colpite dall’alluvione – aveva scritto il presidente di Regione – siamo stati ignorati per l’ennesima volta e non sono ancora previsti gli stanziamenti per gli indennizzi a cittadini e imprese” a fronte della promessa dell’esecutivo “di ristorare al 100 per cento i danni subiti attraverso procedure snelle e rapide”.

Da qui la risposta più che ruvida della premier che in sostanza dice a Bonaccini che da una parte la Regione ha lavorato male e dall’altra che Bonaccini ha delle uscite faziose: “Anche se in uno spirito di leale collaborazione è più che ragionevole che il governo nazionale ponga rimedio agli errori della Regione ritengo necessario evidenziare come sia certamente urgente ricostruire nel migliore dei modi possibile, ma come sia altrettanto necessario non cedere ad una fretta e una frenesia che pare rispondere più al desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità alimentando polemiche utili a qualche parte politica”, scrive Meloni. Che poi sostiene: “Stiamo conducendo e intendiamo condurre un lavoro preciso, serio, concreto, senza inseguire proposte estemporanee che rischiano di generare confusione e disorientamento in un territorio che invece chiede solo di poter lavorare e di essere sostenuto nella ripresa della propria attività. Mi auguro che Lei voglia operare al fianco del Governo su questa strada. Anche per questo Le è stato assegnato il ruolo di sub commissario: per consentirle di operare concretamente al servizio della comunità in questa sfida certamente impegnativa, ma che sono certo sapremmo superare lavorando tutti nella stessa direzione”.

“Da Bonaccini nessun sostegno al governo” – Di più: Meloni contesta a Bonaccini di non “aver avuto modo di leggere da parte Sua alcuna parola di sostegno all’azione del governo sull’alluvione, anzi. ho letto che Lei, nella Sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi neanche un euro“. Il riferimento della premier è anche all’intervista rilasciata da Bonaccini a La Stampa il 31 luglio scorso, in cui il presidente emiliano spiegava che famiglie e imprese “hanno bisogno di certezze per ripartire dopo l’alluvione e il governo non ne dà”. Secondo il presidente nei fondi stanziati col decreto del 6 luglio “sono insufficienti quelli per la ricostruzione pubblica, assenti quelli per i privati. Ad oggi, dopo quasi tre mesi, i cittadini hanno ricevuto solo i primi 3 mila euro che come Regione, insieme alla Protezione civile nazionale, abbiamo stanziato con procedure spedite. Ma è un contributo di primo sostegno”. Meloni smentisce e nella sua lettera sostiene che “il governo ha già stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone alluvionate e questa iniziativa non si esaurisce qui. Uno degli obiettivi dell’esecutivo è anche quello, oltre alla messa in sicurezza e alla ricostruzione delle infrastrutture, di risarcire tutti i privati che hanno subito danni”.

Bonaccini: “La fretta? Ce l’hanno i cittadini” – Bonaccini, mentre l’Ansa batteva i lanci sulla lettera ricevuta dalla premier, scandiva da Sant’Anna di Stazzema – della cui strage oggi ricorrono i 79 anni – che la democrazia è “una conquista che dobbiamo difendere giorno per giorno dalle voglie di nazionalismo e sovranismo presenti in Europa e nel Paese” e se la prendeva tra gli altri con il presidente del Senato Ignazio La Russa che “non fa mistero, anzi si vanta di esporre con orgoglio in casa cimeli fascisti“. La risposta nel merito è arrivata poco dopo. “La fretta che Meloni mi imputa – sottolinea – è quella dei nostri concittadini. Che tutto meritano fuorché polemiche sterili tra istituzioni o il fatto che non debbono lamentarsi perché molto sarebbe già stato fatto. Purtroppo non è così, la premier può senz’altro chiedere direttamente a famiglie e imprese“. Il governatore ribadisce che a oggi “gli unici contributi arrivati ai cittadini sono quelli decisi da Regione e Protezione civile nazionale, mentre famiglie e imprese attendono gli indennizzi”. I due decreti del governo “hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese. “Nessuno – precisa il presidente della Regione – disconosce il valore di quanto fatto per attivare gli ammortizzatori sociali o l’accesso al credito di una parte, sia pur ristrettissima, di aziende, così come per quelle dell’export. Ma la stragrande maggioranza delle imprese ad ogginon solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie per ottenere in futuro il pieno risarcimento dei danni. E non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile“.

Chiesto un nuovo incontro a Palazzo Chigi – Bonaccini ha fatto già partire una nuova controrisposta scritta, firmata con i sindaci di Bologna, Ravenna e Cesena, Matteo Lepore, Michele de Pascale e Enzo Lattuca, come presidenti delle rispettive Province. Gli amministratori ripetono la richiesta di essere ricevuti dal governo “certi che molti problemi possano essere risolti, individuando insieme le soluzioni migliori e più celeri a beneficio degli emiliano-romagnoli”. “Abbiamo avanzato anche proposte costruttive – scrivono – che permetterebbero di destinare subito oltre un miliardo di euro agli indennizzi di cittadini e imprese. Nodi che contiamo di poter sciogliere insieme confrontandoci di persona, in uno spirito, ripeto, di collaborazione”.

I sindaci: “La premier distante dalla realtà” – Alle parole di Bonaccini fanno eco anche alcuni sindaci dei Comuni più colpiti dall’alluvione. In quella lettera, dice per esempio il sindaco di Cesena Enzo Lattuca (ex parlamentare del Pd) “la premier mi sembra distante dalla realtà e conferma la distanza con cui si sta occupando delle nostre vicende”. Lattuca ha fatto notare tra l’altro che nell’ultima diretta fiume su facebook la premier non ha accennato alla questione dell’alluvione. “Da quando è stato nominato commissario Figliuolo – aggiunge Lattuca – il governo non ha più parlato dell’alluvione, come se la volesse nascondere. La visita di Meloni a maggio è stata giusta e tempestiva, ma da allora la premier non si è più tornata in Romagna, e questo è molto strano”. Il sindaco di Lugo (in provincia di Ravenna) Davide Ranalli, anche lui di centrosinistra, sottolinea in particolare che “ci sarebbe piaciuto che nella lettera della presidente Meloni ci fosse stato un accenno a provvedimenti futuri” a favore dei territori colpiti. Invece la lettera della presidente “ci sembra più una risposta piccata dove si elencano stanziamenti che per ora non hanno determinato cambiamenti in una situazione che sta diventando progressivamente più drammatica. I colleghi sindaci hanno avanzato proposte, se non le si vuole considerare si diano alternative ma soprattutto si agisca”. E ancora il sindaco di Faenza Massimo Isola (centrosinistra) che afferma che serve “una struttura in loco del commissario Figliuolo, per aiutare i Comuni a lavorare. Non si sa ancora quante sono le risorse per i cittadini e quando arriveranno. In questo dibattito più politico che istituzionale non emergono certezze per i cittadini. E questo ci preoccupa molto”.

Il precedente di Musumeci – Come già accennato, la questione dei fondi è sempre stata argomento di polemica nei rapporti tra il governo e la Romagna. Il 15 giugno scorso, durante un vertice a Palazzo Chigi tra l’esecutivo e i rappresentanti dei territori alluvionati, il ministro Nello Musumeci ha detto che “il governo non è un bancomat”. Una frase che ha provocato la reazione delle opposizioni, dal Pd al Movimento 5 stelle. Un’altra questione che ha incendiato i rapporti tra Roma e Bologna è quella della nomina del commissario alla ricostruzione, incarico che spesso viene assegnato ai governatori delle zone colpite da disastri simili: ecco perché Bonaccini si sarebbe aspettato la nomina. Invece il governo ha puntato sul generale Francesco Paolo Figliuolo, il quale ha poi nominato Bonaccini subcommissario, insieme ai presidenti di Toscana e Marche.

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