L’inflazione ha frenato ancora a luglio ma le famiglie non se ne sono accorte. Come dimostra il fatto che molte hanno dovuto rinunciare alle vacanze per contenere le spese. Stando agli ultimi dati Istat, infatti, l’aumento dei prezzi degli alimentari è rimasto a doppia cifra, al 10,7%, mentre l’indice generale dei prezzi si fermava al 5,9% anno su anno contro una stima preliminare del 6% e il +6,4% di giugno. Nota bene: il raffreddamento non significa che i prezzi calino, ma solo che sono aumentati meno rapidamente che nei mesi precedenti. E il carrello della spesa seppure in rallentamento rimane a un preoccupante +10,2%. “Il governo farebbe bene a decidere misure serie contro l’inflazione e a prendere atto che l’accordo sul trimestre anti-inflazione è fallito miseramente”, attacca Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. L’industria alimentare infatti si è chiamata fuori dal tentativo del ministero delle Imprese e del made in Italy di arrivare a un paniere calmierato da proporre a partire dal mese di ottobre.

Non è certo sufficiente per dare sollievo ai consumatori il fatto che, come ha rilevato l’Ocse, nel primo trimestre il reddito reale pro capite sia salito del 3,3%, la cifra più alta tra le economie del G7, per effetto del calo dei prezzi energetici che ha lasciato un po’ più soldi nelle tasche degli italiani. I dati definitivi diffusi dall’istituto di statistica mostrano che l’inflazione di fondo, quella al netto di beni energetici e alimentari, che a luglio si attesta al +5,2%, in lieve calo. L’inflazione acquisita per il 2023 rimane stabile a +5,6% per l’indice generale, mentre si attesta a +5,1% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta del 6,3% su base annua, a fronte di una stima preliminare del +6,4%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, registra un aumento del 5,7% su base annua. Secondo l’istituto di statistica pesa in positivo il calo della crescita tendenziale dei prezzi dei trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7%), degli alimentari lavorati (da +11,5% a +10,5%).

“L’inflazione si abbassa ma le famiglie non se ne accorgono”, dice Dona dell’Unc. “I prezzi, infatti, restano allo stello livello lunare di giugno, sia per l’indice generale che per i prodotti alimentari. Anche a livello tendenziale il rallentamento dell’inflazione avviene con il contagocce, specialmente per le spese obbligate. I prodotti alimentari, infatti, passano da +11% di giugno a +10,7%, mentre il carrello della spesa resta a +10,2%, dal +10,5% del mese precedente”. “Per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione a +5,9% significa un aumento del costo della vita pari a 1699 euro su base annua“, continua Dona. “Di questi ben 823 euro servono solo per far fronte ai rialzi del 10,7% dei prodotti alimentari e bevande analcoliche, 340 per la sola voce Abitazione, acqua ed elettricità (+9%), 864 euro per il carrello della spesa a +10,2%. Per una coppia con un figlio, la maggior spesa annua è pari a 1548 euro, di cui 743 per cibo e bevande, 785 euro per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. In media per una famiglia la mazzata è di 1288 euro, 603 per mangiare e bere, 636 euro per la spesa di tutti i giorni. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con un esborso aggiuntivo pari a 1917 euro, oltre mille euro per il carrello della spesa (1024 euro)”.

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