“Non lasceremo niente di intentato per fermare gli sbarchi illegali, sia in casa che sul piano internazionale”. Il Premier britannico Rishi Sunak dà un ennesimo giro di vite all’immigrazione clandestina in linea con la sua priorità e motto elettorale: “Fermare le barche”. Questo nel momento in cui la Gran Bretagna entra nel pieno della stagione delle ‘traversate della speranza’ che solo lo scorso anno tra agosto e ottobre ha visto gli sbarchi di metà dei 45.755 sbarchi di illegali sulle coste britanniche.

Se la Brexit ha ormai portato il Regno Unito fuori dall’Ue, il governo britannico ora guarda al partner Turchia. I due Paesi hanno iniziato una nuova cooperazione per mettere a segno azioni coordinate e congiunte nel tentativo di risolvere il problema alla radice, ovvero “interrompendo le catene di approvvigionamento di gommoni e altri materiali usati dai trafficanti di esseri umani per portare richiedenti asilo sulle coste britanniche”.

“Oggi abbiamo siglato un nuovo accordo con la Turchia”, ha annunciato Sunak in un messaggio su Twitter in cui ha specificato le tre finalità della collaborazione: smantellare le catene di approvvigionamento di gommoni (che quest’anno sono stati utilizzati per trasportare oltre 15mila clandestini attraverso la Manica), combattere la criminalità organizzata e per questo condividere in modo più efficace dati di intelligence attraverso un nuovo centro operativo di eccellenza in Turchia, gestito dalla Polizia nazionale turca con i finanziamenti britannici del valore di 3 milioni di sterline.

Una fonte citata dal quotidiano The Telegraph ha stimato che l’80-90% delle piccole imbarcazioni usate dagli scafisti per attraversare lo stretto della Manica verso le coste britanniche provengono dalla Turchia. La maggior parte dei gommoni che salpano per il Regno Unito sarebbero costruite in officine clandestine turche per poi essere dotate di motori fuoribordo spediti dalla Cina. Secondo la National Crime Agency (NCA) le barche vengono poi trasportate in Germania per essere spedite verso le coste francesi.

Lo scorso mese il ministro dell’Immigrazione Robert Jenrick ha condotto visite in Paesi come Belgio, Tunisia e anche l’Italia, finendo con un’ispezione allo snodo di Kapıkule al confine turco-bulgaro, considerato il più vasto e trafficato punto di attraversamento di clandestini in Europa. “Lavorare gomito a gomito con altri Paesi (inclusa l’Italia, dunque) è fondamentale a contrastare le reti di trafficanti di essere umani e a interrompere la fornitura di materiali come gommoni e motori che facilitano le traversate clandestine – ha detto Jenrick alla BBC annunciando l’accordo con la Turchia – La collaborazione con Ankara è assolutamente critica vista la posizione geopolitica di questo Paese cuspide tra Europa e Asia e uno dei nostri alleati più importanti”, ha concluso il ministro del governo britannico che con il piano strategico sui confini 2025 (2025 border strategy) ha stabilito tra le priorità chiave quella di prevenire gli ingressi irregolari nel Paese.

L’accordo con la Turchia completa ora un ventaglio di piani, alcuni più rocamboleschi di altri, con cui il governo Sunak, capitanato dalla ministra all’Interno Suella Braverman, sta cercando freneticamente di trovare una soluzione al flusso di immigrati dalla Manica nei mesi estivi. Dopo il blocco dei ricollocamenti in Ruanda e in attesa del ricorso contro la sentenza di rigetto della Corte di Appello di Londra, il governo tory ha collocato i primi 15 migranti sulla controversa Bibby Stockholm, la chiatta definita ‘Alcatraz’ su cui altri 20 uomini si sono rifiutati di salire sostenuti da organizzazioni umanitarie. “Un numero significativo di richiedenti asilo sta cambiando idea” (e nei prossimi giorni saliranno sulla nave da 220 cabine e spazi angusti), ha dichiarato Jenrick che aveva lanciato loro un ultimatum: “O salite a bordo o perderete il sostegno del governo”. Sunak starebbe anche valutando l’ipotesi di trasferimenti sulla remota isola di Ascensione nonché il collocamento temporaneo in tendoni da 1.000-2.000 letti allestiti in basi militari in disuso.

“Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per distruggere le gang di trafficanti e fermare le barche – ha detto la ministra dal pugno di ferro contro l’immigrazione, Braverman – La partnership con la Turchia, un nostro amico e alleato, permetterà alle nostre autorità di lavorare insieme su questo problema internazionale e annientare le catene di fornitura di piccole imbarcazioni”.

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