Si chiama Marta ed è sopravvissuta nel teatro di guerra di Mariupol senza cibo e acqua per ben 49 giorni ma alla fine ce l’ha fatta, si è ricongiunta con parte della sua famiglia sul territorio italiano. Marta è una cagnolina “ucraina” di taglia media, nera e marrone, che fino a qualche mese fa viveva nella città ucraina ora occupata dai russi, dove si è consumata una delle peggiori carneficine della guerra in corso nel Paese. Leonid e Lidia erano i suoi padroni: il primo è morto sotto i bombardamenti, la seconda, già malata, non ce l’ha fatta ad affrontare la malattia da sola ed è morta anche lei. È così che Marta si è ritrovata in solitudine per quasi due mesi, sporadicamente aiutata dai pochi vicini di casa rimasti nella città assediata.

Iuliia, la figlia di Leonid e Lidia, vive in Italia. Non sa e non può sapere che l’unica sopravvissuta a Mariupol è la cagnolina di famiglia. Un giorno però riceve una telefonata dai vicini di casa e scopre che Marta sta bene. Da quel momento in poi si mette in contatto con l’Ente Nazionale Protezione Animali che si attiva immediatamente per ricongiungerla con la cagnolina. Il percorso è lungo e insidioso perché uscire da Mariupol prima e dall’Ucraina poi non è cosa semplice, ma attraverso una rete di attivisti del posto con cui Enpa è in contatto dall’inizio della guerra, viene trovato un volontario che riesce a far uscire Marta dalla zona occupata. Dopo diversi giorni di viaggio, passando per Georgia, Turchia, Polonia e Ungheria Marta arriva a Milano dove ad aspettarla c’è Iuliia. L’incontro è da brividi, scorrono tantissime lacrime di gioia e dolore: Marta ora è casa e Iuliia ha ritrovato l’unica parte che le resta della sua famiglia.

“Questa storia è entrata fin dal primo momento nel nostro cuore – racconta la presidente nazionale dell’Enpa Carla Rocchi – Per Iuliia Marta è famiglia, speranza, ricordo e amore. Riportarla a casa è stato subito prioritario e nonostante tutte le difficoltà che abbiamo incontrato non ci siamo arresi. Ringrazio i volontari che lo hanno chi ha reso possibile questo piccolo miracolo e tutti coloro che hanno lavorato affinché questa storia potesse avere un lieto fine”.

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