Frequentano la prima classe ma con i bambini di seconda così come, in altri casi, si ritrovano alunni di quarta e di quinta in un’aula unica. Insieme imparano storia, geografia, scienze, musica, qualche volta anche italiano e matematica. Sono le cosiddette “pluriclassi”, ovvero sezioni formate da studenti di diversi livelli.

In Italia – secondo i dati di Indire confermati da due volumi pubblicati in questi giorni da “Morcelliana”, nella collana scientifica “Didattica”, a cura delle ricercatrici Giuseppina Rita José Mangione e Laura Parigi – le pluriclassi sono circa 2mila e si trovano prevalentemente in zone dove sono diffusi fenomeni di spopolamento, spesso in contesti ad alto isolamento geografico. Stiamo parlando di una popolazione di circa il 30% di bambini e bambine che frequentano le pluriclassi in diversi contesti territoriali. Una ricerca del “Movimento Piccole Scuole” mette in luce la loro maggiore diffusione nel Sud Italia, dove spiccano Calabria (14,6%), Sicilia (12,6%), Basilicata (9,1%), Sardegna (9,0%), Campania (8,3%); al Nord si segnalano Piemonte (12,3%), Lombardia (11,4%) e Veneto (10,1%). La più piccola pluriclasse d’Italia è sul famoso scoglio di Alicudi nelle Eolie ma non mancano scuole di questo tipo in provincia di Bormio o nella provincia di Cremona, dove in paesi da mille abitanti come Salvirola da anni i bambini di diversa età fanno lezione insieme.

Le pluriclassi, spesso, sono l’unica soluzione per tener viva una scuola in un paese di montagna, in un’isola ma anche nella Pianura Padana dove il calo demografico si fa sentire. Quando i dirigenti riescono a far quadrare i conti con l’organico, fanno in modo che le discipline di italiano e matematica vengano svolte separatamente ma spesso accade che la pluriclasse diventi un modo per sperimentare un nuovo modo di fare scuola. Lo sa bene la presidente di “Indire”, Cristina Grieco che spiega: “Dal punto di vista didattico la pluriclasse è un laboratorio di innovazione per noi che studiamo come modificare al meglio il modello scolastico. Non è un sillogismo categorico, pluriclasse uguale didattica scadente”.

La presidente dell’Istituto nazionale di ricerca ricorda che il nostro Paese è per il 70% montano: “L’attenzione alle aree interne, alle piccole isole è necessaria perché in quelle zone c’è uno spopolamento più evidente. Se non si accompagnano queste scuole a trovare forme più innovative, si rischia di togliere l’ultimo presidio di centralità della comunità”. Grieco non pensa che le pluriclassi siano una soluzione obbligata ma è persuasa che ogni territorio, ogni ufficio scolastico territoriale, debba ragionare con i primi cittadini per trovare le risposte migliori al calo demografico cui andremo incontro nei prossimi anni: “Bisogna usare ragionevolezza se ci sono soluzioni possibili con alleanze tra municipi per formare classi omogenee per età; altrimenti la pluriclasse è un’opportunità. Certo è che ci vogliono dei dirigenti e docenti motivati e accompagnati. Non può essere la soluzione quella di cancellare le scuole che restano un presidio fondamentale. Noi che viviamo di borghi non ce lo possiamo permettere”.

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