Rimandato a settembre, anzi a ottobre. Salario minimo bocciato? Per le opposizioni ci sono pochi dubbi e non usano giri di parole per dirlo. Schlein: “Maggioranza fugge davanti a un problema reale”. Conte: “Dialogo proposto dalla premier Meloni? Solo parole”. È questo il contorno di polemiche nell’Aula della Camera, dove in mattinata è stata esaminata (e approvata) la questione sospensiva della maggioranza, volta a sospendere l’esame della proposta di legge dell’opposizione sul salario minimo per un periodo di sessanta giorni. I voti a favore sono stati 168, 128 i contrari, tre gli astenuti. Dai banchi dell’opposizione il risultato del voto è stato segnato dal coro “vergogna, vergogna!”.

Ancor più forti le parole dei leader di minoranza, che arrivano a una settimana dalla proposta di slittamento e dialogo avanzata dalla premier Giorgia Meloni. “Questa non è una semplice sospensiva ma una fuga della maggioranza di destra di fronte a un tema reale che brucia sulla pelle dei cittadini che non si può coprire con le fake news” ha detto la leader del Pd Elly Schlein, secondo cui “messa di fronte a una proposta unitaria delle opposizioni fugge dalla realtà, però non si può fuggire, 3,5 milioni di lavoratori sono poveri anche se lavorano, la questione del salario è enorme, non può essere sospesa, rinviata – ha aggiunto – la povertà non va in vacanza, non conosce pausa, e divide il paese, ruba il futuro, deprime la crescita. La Repubblica – ha aggiunto – è fondata sul lavoro, non sullo sfruttamento”. Poi la conclusione, non meno dura: “Dicevate di essere pronti ma non vi vediamo pronti. Se votate questa sospensiva, voltate le spalle a 3,5 milioni di lavoratori poveri. Non ci stiamo – ha attaccato – Se ci fosse la volontà politica di questa maggioranza, ci sarebbe stato tutto il tempo di approvare già oggi insieme questa proposta. Siamo aperti al dialogo sul merito ma non alle prese in giro ai rinvii sine die – ha detto ancora – oggi che l’inflazione morde forte alle caviglie delle famiglie e non basta intervenire sul cuneo fiscale. Nel mettervi seduti, vi è caduta la maschera“.

“Le aperture al dialogo di Meloni sono rimaste solo parole” ha detto invece il leader di M5S Giuseppe Conte, che accusa i parlamentari di maggioranza di “negare il salario minimo e assicurarsi” i loro stipendi. Poi il messaggio al governo: “Ve lo diciamo già adesso: non vi presentate a ottobre con proposte dirette a spaccare la platea di lavoratori sottopagati”, ha concluso Conte, che in precedenza ha rilasciato un’intervista a Fanpage, dove ha ribadito gli stessi concetti. “Sul salario minimo l’unica iniziativa che la maggioranza ha messo nero su bianco finora è stata un emendamento soppressivo, che poi abbiamo costretto a rivedere” ha spiegato. “Non c’è stato null’altro di concreto. Parlano di dialogo, ma il dialogo si fa nelle sedi istituzionali – ha proseguito -. Palazzo Chigi non ci ha convocato e in sede di commissione Lavoro non è accaduto niente. Adesso vedremo con il rinvio cosa accadrà”.

Il timore che l’approvazione della sospensiva sia in realtà una bocciatura rivestita, o rimandata, si fa sempre più forte nella minoranza. D’altronde, Giorgia Meloni non ha mai nascosto di non vedere di buon occhio la legge sul salario minimo. “Un bel titolo, uno slogan”, l’aveva definita la leader di FdI. Garantire una paga oraria minima ai lavoratori “rischia di creare dei problemi”. La via della premier per combattere il lavoro povero, come sottolineato più volte dalle diverse forze di maggioranza, è il rafforzamento della contrattazione collettiva. Nonostante queste opinioni piuttosto nette, però, per motivi di opportunità politica, Meloni ha preferito non sbattere le porte in faccia alla proposta. Il confronto promesso all’opposizione è rimandato a dopo le vacanze, perché “per queste cose serve tempo” secondo Meloni.

Ma di tempo l’Italia ne ha già perso abbastanza, come sottolinea il rapporto Ocse Prospettive dell’Occupazione 2023: “L’Italia è il Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie dei 38 Paesi dell’Ocse”, sentenzia l’organismo internazionale, sottolineando che “alla fine del 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia” e “la discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%”. Le soluzioni proposte all’Italia dall’Organizzazione per recuperare il gap sono: velocizzare le trattative sui contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni) e introdurre il salario minimo, appunto. Il “bel titolo, lo slogan” – come lo chiama la maggioranza – è presente in 30 dei 38 paesi che fanno parte dell’Ocse.

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