Si fanno sentire gli effetti dei rialzi dei tassi di interesse sul mercato immobiliare. L’Istat segnala come nel quarto trimestre del 2022 mutui e finanziamenti siano fortemente diminuiti. Si registra infatti un calo del 17,2% sullo stesso periodo del 2021 con 96.248 mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare. Nell’intero 2022 se ne registrano 420.126 un calo del 5,6%. Nel 2022 le compravendite immobiliari hanno superato quota un milione a 1.008.837 e crescono del 2,7% sul 2021. Tuttavia nel solo quarto trimestre si segnala una flessione su base annua del 3.5%. I dati degli ultimi tre mesi del 2022 incorporano solo una parte dell’effetto del rialzo dei tassi della zona euro, continuata poi nel corso del 2023.

Che, in generale, il paese sia alle prese con gravi difficoltà nell’accesso al credito è stato segnalato anche da Centro studi di Confindustria alcuni giorni fa. Il “credito è troppo caro e più scarso” si legge nello studio del Csc: le imprese italiane stanno subendo un continuo aumento del costo del credito (4,81% a maggio). Questo sta riducendo lo stock di credito bancario (-2,9% annuo a maggio). Le indagini Istat e Banca d’Italia mostrano un irrigidimento dei criteri di offerta (costi, ammontare, scadenze, garanzie), una domanda frenata dal costo eccessivo, una quota significativa di imprese che non ottiene credito (6,0%), soprattutto perché rinuncia per le condizioni onerose (56,3%). Le iniziative adottate dalle banche italiane per attenuare la stretta sembrano davvero poca cosa. In compenso volano i loro utili che beneficiano dell’aumento della rate, per un mutuo medio a tasso variabile in corso, l’incremento è di circa 300 euro.

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L’ufficio parlamentare di bilancio ritocca la stima sul Pil 2023 ma avverte: “Rischi dalle modifiche al Pnrr”

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