Città che vai, droga che si consuma. La differenza emerge dalla mappatura nelle città italiane realizzata dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. L’analisi delle acque reflue dimostra che è cresciuto, tra il 2020 e il 2022, il consumo di ketamina in alcune città come Milano (da 6 a 14 mg al giorno ogni 1.000 abitanti), Bologna (da 12 a 22) e Firenze (da 8 a 18). L’uso della ketamina si riscontra in quasi tutte le città analizzate con una media di 5 mg al giorno per 1.000 abitanti e consumi medi sopra della media anche a Cagliari, Torino e Venezia. I consumi medi di metamfetamina sono costanti e con valori più elevati a Roma. Mentre tra le città con più consumo pro capite di cannabis ci sono Nuoro, Cagliari e Trieste e consumi pari a 12 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti a Belluno. Per la cocaina, si osservano i valori maggiori di 20 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti a Pescara, Montichiari, Venezia, Fidenza, Roma, Bologna, Merano, mentre i consumi più bassi sono a Belluno e Palermo (tra 1 e 4 dosi al giorno per 1.000 abitanti).

I dati hanno permesso di rilevare anche il consumo di nuove sostanze psicoattive seppur a livelli molto più contenuti rispetto alle droghe “classiche”. Lo studio ha evidenziato la presenza di catinoni sintetici, stimolanti del sistema nervoso centrale in grado di imitare gli effetti della cocaina, amfetamina o MDMA. Particolare attenzione è stata data ai derivati sintetici del fentanile, farmaco oppiaceo derivato dalla morfina, che per la loro potenza farmacologica risultano particolarmente pericolosi. Nessun fentanile sintetico è stato rilevato nelle acque reflue, dove sono stati misurati solo il fentanil (che ha un utilizzo anche farmacologico) e il suo metabolita norfentanil. Questi dati sembrano indicare che i fentanili sintetici siano utilizzati in Italia in misura probabilmente molto ridotta e in maniera occasionale, diversamente da quanto si è osservato negli Stati Uniti negli ultimi anni, dove i decessi sono enormemente cresciuti. “Quanto all’ecstasy (Mdma), dopo il calo del 2020 — spiega Sara Castiglioni, capo del laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali del Mario Negri – si nota un aumento nell’autunno del 2021 probabilmente in concomitanza con la riapertura delle discoteche dopo lo stop per la pandemia Covid”.

“Il progetto Acque reflue – spiega Castiglioni, capo del laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali del Mario Negri – ha sviluppato una rete di rilevamento che ha incluso 33 città di 20 regioni. La metodica analizza i residui metabolici delle sostanze stupefacenti nelle acque urbane arrivate ai depuratori, per stimare le sostanze vengono consumate dalla popolazione”. La misura dei consumi di sostanze stupefacenti nella popolazione italiana è stata effettuata attraverso l’“epidemiologia delle acque reflue”, una metodica che analizza i residui metabolici (i prodotti di scarto umani) delle sostanze stupefacenti nelle acque reflue urbane arrivate ai depuratori, per stimare quali e quante sostanze vengono complessivamente consumate da tutta la popolazione.

“La metodologia delle acque reflue – continua Sara Castiglioni – è stata sviluppata dal nostro Istituto nel 2005 e ha riscosso un grande interesse internazionale sia a livello scientifico sia da parte degli addetti ai lavori; oggi è applicata a cadenza annuale in Europa per valutare i trend di consumo delle sostanze stupefacenti principali. Grazie al Dipartimento Politiche Antidroga siamo stati in grado di applicare questa metodologia, per la prima volta, anche in Italia a livello nazionale dal 2010”. Lo studio è stato finanziato dal Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio e i cui risultati sono stati pubblicati nella Relazione Annuale al Parlamento.

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