Grazie ai media pagati dai soldi dello Stato, grazie alle destre che occupano abusivamente interi edifici al centro di Roma senza che mai si parli di sgombero, grazie a chi finge di essere dalla parte del popolo ma in realtà resta ancorato alla gente ricca, ecco la lotta di classe stabilita in via governativa a firma Meloni & Company.

La sottrazione del reddito di cittadinanza non è arrivata da sola. Sui giornali di regime si titola “Fine della pacchia”; “Fannulloni in rivolta”. Ed eccolo lo stigma: i poveri sarebbero pigri e fannulloni, detto da membri del governo pagati con le nostre tasse, che di lavoro non so cosa abbiano fatto fino ad ora a parte la militanza destrorsa politica.

La fine di quel reddito colpisce soprattutto le donne sole, divorziate e senza appigli, con figli, disabili o meno, e senza sostegno. Donne che non sono fannullone affatto ma alle quali nessuno dà lavoro perché hanno superato i quaranta o cinquanta anni e, dato che le imprese supportate dal governo mirano alla formazione di una giovine Italia, le donne meno giovani non hanno speranza.

Il governo mira a riformulare il welfare secondo il motto: se non ti sei trovata un marito che ti mantiene o non hai saputo tenertelo nonostante le violenze patirai sofferenze estreme, perché non hai rispettato il valore del coniugio eterosessuale. Anche se gli uomini sono precari tanto quanto e, quando si parla di salario minimo in particolare, chissà perché il dibattito si sposta sugli uomini che dovrebbero avere più soldi per mantenere mogli e figli. Uomini al comando economico, donne a fare lavoro di cura e a figliare per la patria. Tutte le altre non servono, il governo non ne vede l’utilità, dunque periscano di stenti.

Donne con disabilità che non consentono loro di trovare lavori “normali” non percepiscono neppure un minimo di pensione e con il reddito di cittadinanza potevano almeno mangiare. Ora dovranno diventare senzatetto e rivolgersi alla Caritas per un pasto. Donne separate i cui ex non mollano alimenti né per le ex mogli né per i figli, dunque la loro indipendenza è andata a quel paese. Donne che per l’appunto, per una vituperante guerra alle post quarantenni, non trovano lavoro, perché l’imprenditoria italica le vuole giovani, le lascia precarie e poi le liquida quando sono al limite dell’età accettabile. Quelle donne non hanno soldi né per riqualificarsi, per formarsi ad altri lavori, in una nazione dove la formazione non è gratis e di certo non per le donne mature, né per mangiare e pagare un affitto.

Se non hai reddito e casa sei una donna libera? Non lo sei. Se non hai reddito e casa hai prospettive? Non ne hai. Dunque dove stanno i posti di lavoro per queste donne super qualificate che l’Italia ricaccia nel dimenticatoio perché non usa le loro intelligenze – a meno che non siano troppo giovani per pagarle meno, per evitare che pretendano uno stipendio congruo? Non c’è una riforma del lavoro che si prospetta allettante per sopperire all’assenza del reddito di cittadinanza e non ci sono alternative che vengono offerte ai poveri se non quella di essere stigmatizzati e definiti in modo infame “fannulloni”.

Gentile Meloni e ministri: i fannulloni siete voi, lavorate poco, avete aumentato i vitalizi per stare meglio, tutto con i nostri soldi, mentre il welfare va a quel paese, la sanità volge alla privatizzazione e la vostra retorica sulle famiglie eterosessuali lascia il tempo che trova, perché non si può obbligare una donna a restare con un uomo violento o meno che dopo non presta gli alimenti. La vostra visione del mondo è degna del Duce. La vostra visione del mondo è obsoleta e ci manderà in rovina, tutti quanti.

Noi vogliamo reddito e casa. Il reddito per ora è il vostro, politici di professione, la casa è quella che CasaPound occupa a Roma. Fossero stati immigrati li avreste sgomberati subito. Le politiche abitative dello Stato fanno acqua da tutte le parti.

Non ci sono alternative. Quando i politici di professione smetteranno di campare con i nostri soldi potremo parlare di “lavoro” e di “fannulloni”. Chi tra noi lo è davvero?

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