Un “dettaglio” enorme finora rimasto sconosciuto è emerso dalle testimonianze di tre sopravvissuti al naufragio di Cutro dello scorso 25 febbraio94 morti di cui 35 bambini e 80 superstiti – interrogati dai legali torinesi Marco Bona, Enrico Calabrese e Stefano Bertone. Le dichiarazioni sono state videoregistrate lo scorso giugno dagli avvocati in due diversi campi di accoglienza in Germania e concordano su un punto fondamentale: un elicottero ha sorvolato l’imbarcazione due volte, intorno alle 19 e poi di nuovo intorno alle 22 del 25 febbraio, quindi quattro ore prima dell’avvistamento da parte di Frontex e ben nove prima del successivo schianto in una secca di Steccato di Cutro.

Il racconto – Secondo quanto raccontato nei verbali, riportati dal Corriere della Sera e da La Stampa, descrivendo l’elicottero i testimoni hanno parlato di un velivolo “tutto bianco, con una coda rossa e insegne rosse”. “È volato sopra di noi: ha compiuto una deviazione e se n’è andato. Eravamo seduti sul ponte superiore della nave, i quattro scafisti ci hanno costretto a nasconderci sottocoperta”. “Di nuovo intorno alle 22″– prosegue la testimonianza – “ha sorvolato la nostra imbarcazione, poi è andato via. Siamo dovuti correre ai piani inferiori un’altra volta per non farci vedere”. I legali a quel punto hanno mostrato le due foto di un elicottero della Guardia di Finanza e di un altro della Guardia Costiera. Nel video depositato in Procura, l’indicazione dei testimoni è chiara: “È questo”, hanno dichiarato i testimoni indicando i velivolo della Guardia Costiera. La richiesta degli avvocati alla Procura è ora quella di visionare i registri di volo della Guardia Costiera. “Il governo italiano non ci ha aiutato affatto, quei due elicotteri sapevano della nostra nave, nonostante ciò, non si sono presi cura di noi e non ci hanno salvato. Abbiamo navigato in acque italiane per dieci ore. Nessuna polizia e nessuna guardia di frontiera sono venuti a salvarci e ci hanno lasciato affondare”, ha aggiunto uno dei tre testimoni. Nei verbali dei legali compaiono i racconti di un uomo e di due donne, la cui identità sono tenute riservate.

La smentita della Guardia Costiera – La Guardia Costiera, però, ha diffuso una nota in cui smentisce la presenza di un proprio elicottero: “In merito alla notizia rilanciata questa mattina da alcune testate giornalistiche, riguardante la presunta presenza in volo il 25 febbraio di un elicottero della Guardia costiera italiana, in prossimità del barcone successivamente naufragato a Cutro la mattina del 26 febbraio, si smentisce – come risulta dagli ordini di volo delle basi aeree della Guardia costiera – che ci fossero in volo elicotteri della Guardia costiera italiana, così come invece riportato dalle testimonianze citate dagli stessi quotidiani nazionali”.

I legali: “Dichiarazioni credibili, la tragedia era evitabile” – “Le loro dichiarazioni circa la presenza dell’elicottero intorno al tardo pomeriggio-sera del 25 febbraio sono avvenute del tutto spontaneamente, quasi per caso nel senso che ovviamente ignoravamo questo dato fino a quando ci è stato comunicato, con nostra grande sorpresa, mentre chiedevamo loro di raccontarci il loro tragitto verso l’Italia e se avessero udito il rumore di un aeroplano, pensando a quello di Frontex”, hanno precisato gli avvocati Bona, Calabrese e Bertone. “Le dichiarazioni ci sono parse sufficientemente circostanziate e credibili”, ha aggiunto Bona. Saranno necessari accertamenti per verificare che l’elicottero appartenesse effettivamente alla Guardia Costiera italiana e non ad esempio a quella greca, che ha la livrea uguale ma con inserti azzurri. Intanto gli avvocati, che difendono 8 sopravvissuti e i familiari di 47 morti, hanno chiesto una consulenza ad un meteorologo per approfondire se e come le condizioni di luce e meteo di quel momento potessero o meno facilitare un avvistamento di questo tipo. Il materiale relativo alle testimonianze è stato intanto depositato presso la Procura di Crotone dove il Procuratore Giuseppe Capocci e il Pm Pasquale Festa si occupano di due filoni d’inchiesta separati: quello sugli scafisti e quello sui mancati soccorsi. Per la strage sono infatti indagati, oltre a quattro scafisti, anche tre ufficiali della Guardia di Finanza e altrettanti probabilmente di un altro corpo dello Stato i cui nomi non sono stati resi noti.

In seguito alla smentita della Guardia Costiera i legali hanno aggiunto che “facendo tutti gli approfondimenti del caso e collaborando con consulenti su questa tragedia, ci sembra evidente fosse evitabile e scongiurabile”. Sul racconto reso dai tre sopravvissuti di origine afghana, Marco Bona torna ad affermare che “la testimonianza che sicuramente è meritevole di approfondimento. Bisogna quindi spostare le lancette dell’orologio indietro per quanto riguarda la conoscenza della presenza dell’imbarcazione al largo delle coste calabre da parte delle autorità italiane, in particolare della Guardia costiera. Si tratterebbe di un elemento molto importante per valutare le responsabilità penali e civili”.

Le reazioni – Sul punto è intervenuto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, parlando di “un’assurda campagna di fango e menzogne” nei confronti della Guardia Costiera ed esprimendo solidarietà ai membri del corpo dello Stato. “Insinuare che qualcuno non sia intervenuto di proposito, pur capendo il potenziale pericolo, è un insulto non solo alla Guardia Costiera ma all’Italia intera”, ha dichiarato in una nota.

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