Nel ballo tra umanità e intelligenza artificiale, lasciamo che la danza umana guidi i nostri passi. L’intelligenza artificiale è entrata a far parte del quotidiano, trasformando un gioco inizialmente stimolante in una sfida complessa. Sospinta dalla fame insaziabile di profitto dei colossi della tecnoeconomia, l’AI sta permeando ogni ambito della vita, ponendo in pericolo la salute mentale della popolazione più giovane, già vulnerabile a una dipendenza tecnologica di proporzioni crescenti.

Ci resta una sola possibilità: ripartire dalla forza arcaica della connessione umana. Proprio quella cui l’AI non ha accesso, quella forza che è l’unico salvagente in questo confuso mare digitale. Ogni volta che dobbiamo prendere una decisione dietro lo schermo la responsabilità ultima deve essere quella dell’essere umano, con le sue emozioni, i suoi valori, le sue scelte auspicabilmente consapevoli.

Guardiamo alla scuola: se non facciamo nulla diventerà un terreno di addestramento all’intelligenza artificiale. Tuttavia, questa non può e non dovrebbe essere la sua unica finalità. Sebbene sia essenziale preparare le nuove generazioni a interagire con sicurezza nel mondo digitale, è altrettanto fondamentale dotarle degli strumenti per distinguere il vero dal falso, l’umano dall’artificiale. Una delle competenze più importanti che dovrebbero essere acquisite è la capacità di prendere decisioni: decisioni che siano il risultato di un equilibrio tra logica e cuore, una connessione che l’IA non sarà mai in grado di replicare.

Il neuroscienziato Antonio Damasio ha esplorato l’importanza cruciale delle emozioni nel processo decisionale, illustrando come le scelte migliori derivino non solo da una fredda analisi logica, ma anche dall’influenza delle emozioni. Ecco quindi l’importanza di ascoltare il cuore, oltre che la mente.

Per le sue caratteristiche è impossibile sottrarsi alle innovazioni determinate dall’intelligenza artificiale. Dobbiamo imparare a usarla e a temerla. In questa danza però, è l’umanità che deve guidare i nostri passi. Con preoccupazione ma anche andando alla ricerca dell’autenticità ogni volta che ci troviamo in un vicolo cieco. La prossima volta che ci troveremo in difficoltà non sarà una mano artificiale quella che ci può tirar fuori dal tunnel, ma quella di un nostro compagno umano.

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Sul tema dell’autenticità ai tempi dell’intelligenza artificiale propongo un seminario che si svolgerà il prossimo 5 agosto, nel cuore della Slow food Valley, nel centro zen Shotaiji di Lequio Tanaro (CN).

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