La Fifa ha battuto 1-0 i procuratori. Non sarà stato il match più elettrizzante dell’estate calcistica, ma la recente sentenza della Corte Arbitrale per lo Sport (CAS) ha rappresentato una vittoria significativa nel percorso di regolamentazione di un mondo, quello degli agenti, de-regolamentato proprio dalla stessa Fifa poco meno di dieci anni fa. Una terra di nessuno che la massima organizzazione calcistica mondiale sta provando a disciplinare attraverso l’introduzione, adottata lo scorso 16 dicembre, di un Regolamento Agenti di Calciatori Fifa (FFAR è l’acronimo). E’ stata la miccia che ha scatenato la battaglia legale contro i procuratori, i quali accusano la Federazione internazionale di non avere alcuna competenza di regolamentazione della materia. Ma dopo due sentenze in contrasto tra loro, rispettivamente in Germania e in Olanda, il CAS ha fatto pendere la bilancia a favore della Fifa.

Il primo punto critico del FFAR riguarda la reintroduzione dell’esame Fifa per conseguire la qualifica di agente di calcio. Si tratta di una prova di un’ora con domande a risposta multipla alla quale prepararsi su un testo di 512 pagine. Due le sessioni annuali previste: la prima si è svolta lo scorso aprile e ha visto la promozione di circa il 52% dei 3.800 agenti che si sono presentati all’esame. Una seconda sessione è programmata a settembre, a meno di un mese dalla piena entrata in vigore (primo ottobre) del nuovo regolamento, attualmente in atto solo parzialmente.

Eliminato nel 2015, l’esame Fifa era sempre stato criticato dagli agenti per l’eccessiva difficoltà, come testimoniato dalle percentuali di superamento che si attestavano attorno al 20%. Non tutti i procuratori sono però tenuti a sostenere la prova: chi ha conseguito la licenza in conformità ai precedenti regolamenti Fifa (1991, 1995, 2001 e 2008) rientra nella categoria definita “legacy agent” ed è dispensato. Un’eccezione che favorisce i procuratori storici e meglio strutturati rispetto alle procure a conduzione familiare.

Un altro tema caldo riguarda l’introduzione di un tetto massimo alle commissioni sui trasferimenti. Queste non possono superare il 10% per i procuratori che, in una trattativa, operano per conto del club cedente; il 3% per gli agenti che rappresentano il club acquirente o il giocatore, il cui salario lordo annuale (comprensivo di tutti i bonus) risulti superiore ai 200mila dollari; il 6% per gli intermediari in possesso di incarico congiunto da parte della società acquirente e del calciatore, con crescita del tetto al 10% se il salario annuale si attesta sotto i 200mila dollari. Inoltre, in caso di mandato singolo, il pagamento delle commissioni deve essere effettuato direttamente dal giocatore rappresentato e non più dal club (per il mandato congiunto la quota viene divisa a metà). In questo modo la Fifa intende rendere maggiormente consapevoli i giocatori sul costo del servizio offerto dagli agenti, mentre secondo i procuratori questa disposizione è contraria alle regole del libero mercato.

Il Regolamento prevede inoltre un limite alla rappresentanza multipla, con l’obbligo da parte dell’agente di prestare servizi professionali per una sola parte coinvolta nel trasferimento, salvo il caso di incarico congiunto calciatore-club acquirente, con l’obbligo di acquisizione del consenso scritto di entrambe le parti. Divieto assoluto invece per la tripla rappresentazione, come ad esempio avvenuto lo scorso anno con Kia Joorabchian, che nel trasferimento di Andreas Pereira dal Manchester United al Fulham (9.5 milioni di euro il costo dell’operazione) operava per conto di tutti i soggetti coinvolti.

Da rilevare infine un altro ritorno sui propri passi della Fifa, che ha reintrodotto il termine “agente” in sostituzione di “intermediario” nel quadro di un nuovo un sistema di licenze per operare su scala mondiale nel quale è permesso solo a persone fisiche lo svolgimento dell’attività di agente di calcio. Niente più licenza quindi per le agenzie di procuratori. Questi ultimi potranno comunque continuare a svolgere regolarmente la loro attività tramite una società di intermediazione. La palla adesso passerà, per l’ultimo grado di giudizio, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

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