Durante l’estate, un binomio che non può mai mancare è quello di “sole-solari”, con la corsa a comprare creme ad alta protezione per creare una barriera che protegga la pelle dai raggi ultravioletti (UV). C’è però un effetto “collaterale” di cui si tiene ancora poco conto. Questi prodotti , creando una barriera di difesa dagli UV possono limitare l’assorbimento di una fondamentale vitamina, la D. Come regolarsi quindi tra le due esigenze? “È vero, l’uso diffuso di solari può limitare la produzione di vitamina D nella pelle, poiché queste creme creano una barriera tra i raggi UV-B del sole e la pelle, che sono responsabili della sintesi della vitamina D. Tuttavia, è importante prevenire i danni alla pelle”, spiega al Fatto Quotidiano.it Magda D’Agostino, dermatologa presso il Policlinico Gemelli di Roma.

Le cause della carenza di vitamina D

Dalle ricerche, tuttavia, emerge che la popolazione soffre di carenza di D. Quali sono le cause principali?

“Le sue cause possono includere:

Poca esposizione al sole: vivere in aree con inverni rigidi, trascorrere molto tempo al chiuso o indossare abbigliamento coprente possono limitare l’esposizione della pelle ai raggi solari, riducendo così la sintesi di vitamina D.
Fototipo cutaneo: Le persone con pelle più scura hanno naturalmente più melanina, che agisce come una protezione naturale dai danni causati dai raggi UV. Questo impedisce una maggiore sintesi di vitamina D dalla luce solare, portando a un rischio più elevato di carenza, specialmente nelle regioni con minor intensità di luce solare.
Invecchiamento: in età più avanzata, la capacità della pelle di sintetizzare la vitamina D diminuisce, rendendo gli anziani più suscettibili ad averne meno del necessario.
Dieta squilibrata: alcuni alimenti sono naturalmente ricchi di vitamina D, come pesce grasso, tuorli d’uovo e alcuni tipi di funghi. Le diete che non includono una quantità sufficiente di questi alimenti possono contribuire a una carenza di questa vitamina D.
Malassorbimento intestinale: la malattia celiaca, malattie infiammatorie intestinali e interventi chirurgici bariatrici possono compromettere l’assorbimento della vitamina D a livello intestinale, portando a una sua carenza.
Insufficienza renale: i reni sono coinvolti nella conversione della vitamina D attiva e, quindi, un’insufficienza renale può influire negativamente sul metabolismo della vitamina D nel corpo.
Obesità: l’eccesso di tessuto adiposo può legarsi alla vitamina D, rendendola meno disponibile per il corpo e contribuendo a una sua carenza.
Utilizzo di creme solari: Come accennato all’inizio, l’ampio utilizzo di creme solari ad alta protezione può ridurre l’esposizione ai raggi Uvb e limitare la sintesi di vitamina D nella pelle.

Problemi di salute con poca vitamina D

La carenza di vitamina D può avere conseguenze sulla salute delle ossa e può essere associata a una maggiore suscettibilità a malattie come l’osteoporosi. Tuttavia, è anche importante sottolineare che la vitamina D svolge ruoli cruciali oltre alla salute delle ossa. “È coinvolta in diverse funzioni fisiologiche, come il sistema immunitario, la regolazione delle risposte infiammatorie e la salute cardiovascolare”, prosegue D’Agostino.

Come esporsi al sole per un pieno di vitamina D, in sintesi, quali comportamenti adottare per non farsi mancare la vitamina D?

“Possiamo riassumerli con i seguenti suggerimenti:

Esposizione al sole: cercare di trascorrere brevi periodi all’aperto al sole durante le ore del mattino o del tardo pomeriggio, quando l’intensità dei raggi Uv-b è più bassa.
Dieta ricca di vitamina D: includere nella dieta alimenti ricchi di vitamina D, come pesce grasso (salmone, sgombro, tonno), tuorli d’uovo e alcuni tipi di funghi. Si può anche optare per alimenti fortificati con vitamina D, come alcuni tipi di latte o cereali.
Integratori: Se una persona ha difficoltà a ottenere abbastanza vitamina D dall’esposizione al sole e dalla dieta, può considerare l’uso di integratori di vitamina D sotto supervisione medica.
Protezione solare bilanciata: utilizzare creme solari con un fattore di protezione adeguato (almeno SPF 30) durante le esposizioni prolungate al sole o quando l’indice Uv è alto.

Consultare il medico

“La regola da seguire è anche quella di confrontarsi con il medico di fiducia per valutare i livelli di vitamina D nel sangue e la possibilità di svolgere un esame del sangue per valutarli. il medico potrà in questo modo consigliare la persona il dosaggio degli integratori o altri accorgimenti per mantenere livelli adeguati di vitamina D.

Verifica dello stile di vita

L’ultimo consiglio della dottoressa D’Agostino è quello di mantenere stili di vita sani: “Perché una buona salute generale può contribuire al corretto metabolismo della vitamina D. Ancora una volta infatti bisogna ricordare che l’equilibrio è l’elemento chiave. Non bisogna esagerare con l’esposizione al sole per evitare scottature o danni alla pelle, ma occorre assicurarsi anche una corretta sintesi di vitamina D attraverso una combinazione di esposizione al sole, dieta bilanciata e, se necessario, l’uso di integratori sotto consiglio medico”.

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