Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo e a 18 mesi di isolamento diurno. La Corte d’Assise di Busto Arsizio, in provincia di Varese, ha quindi accolto la richiesta dell’accusa che aveva chiesto il carcere a vita e l’isolamento per un anno e mezzo. La difesa, invece, aveva richiesto le attenuanti generiche e il riconoscimento del vizio parziale di mente.

Maja, interior designer 57enne di Samarate, era a processo per l’omicidio della moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e della figlia Giulia di 16 anni, e per il tentato omicidio del figlio maggiore Nicolò, presente in aula. La strage avvenne nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022: il reo confesso colpì a martellate la moglie e la figlia, poi ferì il figlio e tentò di darsi fuoco. La sentenza è arrivata dopo cinque ore di camera di consiglio.

“È giusto così”, ha commentato Nicolò dopo la sentenza, sottolineando di sentirsi “liberato” e precisando che quanto deciso dai giudici è “il minimo” per l’accaduto. Il giovane, oggi 24enne, ha partecipato a tutte le udienze da quando le sue condizioni fisiche sono migliorate. Oggi era in aula per la prima volta in piedi, senza sedia a rotelle. Nicolò, infatti, a causa delle gravi ferite riportare ha trascorso diversi mesi in ospedale ed è stato sottoposto a una serie di interventi chirurgici. Al suo fianco, fin dal primo giorno, così come oggi in aula, lo zio Mirko, con cui il giovane vive da quanto la sua famiglia è stata distrutta. Già in passato il 24enne si era augurato che il padre ricevesse “la pena che merita”. Il 24enne ha detto di credere possibile il pentimento del padre, ma che questo non sarebbe comunque sufficiente per perdonarlo.

Maja, che ha già rinunciato all’eredità della moglie in favore del figlio, ad oggi non ha mai spiegato le ragioni del suo gesto. Inizialmente gli investigatori avevano ipotizzato, come movente della strage familiare, una possibile fine del matrimonio, poi sconfessata. Poi si erano concentrati su ipotetici dissesti economici. Anche in questo caso, però, dalle verifiche non era emersa alcuna difficoltà finanziaria. Dopo aver colpito nel sonno con un martello i tre familiari, Maja era uscito sul balcone, gridando “li ho uccisi tutti, bastardi”, una frase che non ha mai saputo spiegare e che più volte ha ribadito di non ricordare.

Il legale di Maja, Giulio Colombo, parlando all’Ansa ha detto che il suo assistito ricorrerà in appello: “Certamente andremo avanti per il mancato riconoscimento della parziale infermità, di cui siamo certi”, ha spiegato l’avvocato. “È una sentenza che sotto il profilo della pena non va bene, perché in realtà la Corte ha escluso da un lato l’aggravante della crudeltà e ha concesso le attenuanti generiche”, seppure queste “non abbiano comportato la riduzione della pena”. Secondo Colombo, per le attenuanti la corte “ha tenuto conto della decisione di Maja di rinunciare all’eredità e di dare denaro al figlio Nicolò per le sue cure”. Per Stefano Bettinelli, invece, avvocato di parte civile, Maja non ha rinunciato all’eredità “di sua spontanea volontà”, ma “ha dichiarato quest’intenzione solo davanti al giudice tutelare, a seguito di una mia istanza”, perché “ad ogni modo sarebbe stato comunque dichiarato indegno a succedere”. Bettinelli ha definito la condanna di Maja “equa e giusta”, sottolineando però di credere che “non sapremo mai”, il perché delle sue azioni. Maja “ha scritto due o tre volte a Nicolò, ma lui al momento non ha intenzione di rispondergli”, ha aggiunto Bettinelli. Il figlio maggiore e unico superstite della strage familiare ha riportato in seguito all’aggressione “un’invalidità certificata all’80%, e la quantificazione del danno biologico in 900 mila euro di risarcimento”, ha aggiunto l’avvocato, mentre per gli altri familiari la provvisionale “è compresa tra i 170 e 250 mila”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Andrea Purgatori morto, due indagati per omicidio colposo. La ricostruzione degli ultimi mesi: dalla diagnosi alle metastasi scomparse

next
Articolo Successivo

Il progetto “fascista” dell’osservatorio sui “giudici scomodi”: così secondo l’inchiesta millantavano rapporti coi politici (Meloni inclusa)

next