Ma Italia Viva, di preciso, dove vuole andare? Ancora ieri sera Matteo Renzi, intervistato da Bruno Vespa durante la rassegna ‘Forum in masseria’, ha continuato a ripetere il solito mantra: “Alle europee penso ci sia uno spazio politico straordinario al centro”. L’obiettivo, più terra terra, è quello di superare la soglia di sbarramento del 4% alle prossime elezioni europee per non dichiarare fallito il progetto politico dell’ex presidente del Consiglio. Le elezioni sono comunque fissate per giugno 2024 e Renzi, abile uomo politico, sicuramente nei prossimi mesi sorprenderà con effetti speciali osservatori ed elettori. Però, all’interno del partito i malumori, pubblicamente, crescono giorno dopo giorno. Anche la linea politica sembra ondivaga. Accantonata la polemica dura contro il governo per la mancata ratifica del Mes, tipico di un partito di opposizione, Italia Viva ha dato il suo ok alla camera dei Deputati alla delega fiscale targata centrodestra “con voto convinto”, come dichiarato da Luigi Marattin. Lo stesso Marattin subito dopo ha raccontato su Twitter che all’interno della stessa Legge Delega un comma “permette di pignorare velocemente i conti correnti degli evasori”. Non basta, per Marattin il “superamento del ruolo e della cartella, per accelerare notevolmente i tempi di riscossione” e “il prelievo diretto nei conti corrente degli evasori” sono concetti sacrosanti.
Se non fosse che Matteo Renzi ha preso la palla al balzo e con un video social si è scagliato contro Salvini e Meloni che “hanno deciso di entrare nei vostri conti correnti. E’ incredibile – ha sostenuto il leader di Italia Viva – che nella delega fiscale, anziché preoccuparsi di abbassare le tasse, il governo permetta all’Agenzia delle Entrate e ai vari soggetti istituzionali di entrare nel conto corrente con il cosiddetto prelievo forzoso e portare via i soldi delle tasse o delle multe. Io – annuncia Renzi- presenterò la settimana prossima in commissione un emendamento per cancellare il prelievo forzoso”. Dove Renzi presenterà questo emendamento è da vedere, visto che all’inizio della legislatura è partito come componente della Commissione Difesa di Palazzo Madama – da novembre 2022 al maggio 2023 – per poi passare in Commissione Sanità (per spingere sul varo della Commissione Covid) e pochi giorni fa l’ex premier ha annunciato un nuovo trasloco, questa volta nella Commissione Giustizia “per seguire da vicino il ddl Nordio”. Magari farà in tempo a far parte anche della Commissione Finanze, chissà.
Nel frattempo, però, nel partito è un fiorire di malumori. Tutto nasce dalla rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, polemica che ogni giorno si arricchisce di una nuova puntata, anche perché pur essendo tramontato il progetto che doveva portare alla nascita di un nuovo soggetto politico unitario, Azione ed Italia Viva restano parte dello stesso gruppo parlamentare. E questo, sondaggi alla mano, non sembra premiare né stemperare le polemiche interne e tantomeno mostrare chiarezza davanti all’elettorato. A dimostrare “l’armonia” che c’è nel gruppo parlamentare unitario dei due partiti, la posizione – favorevole Calenda, contrario Renzi – sulla proposta di salario minimo avanzata dalle opposizioni. Oppure la riunione che portò il gruppo parlamentare a decidere che fosse Enrico Borghi (fresco di nomina di capogruppo in Senato), da poco transitato in IV dal Pd, a fare la dichiarazione di voto dopo l’informativa del ministro Santanchè, con Calenda che ai cronisti esternò la sua non condivisione delle conclusioni dell’intervento.
L’odierna puntata ha visto Calenda in tv attaccare ‘l’alleato’. “Renzi vuol far cadere i gruppi? Se ne deve assumere la responsabilità e ce lo deve spiegare. Se andrà con Forza Italia o entrerà nella maggioranza farà cadere i gruppi. È una scelta che farà Matteo Renzi e non farò io”. Accusa, quella del leader di Azione nei confronti di Renzi, sempre ‘viva’ da mesi. L’ex premier nel frattempo è intento ad ingraziarsi l’elettorato di Forza Italia – in calo nei sondaggi ed orfano di Berlusconi – verso cui nelle ultime settimane ha sempre speso parole di elogio al punto da prodursi in una difesa di Marina Berlusconi di fronte alle parole dette da Giorgia Meloni.
Nel frattempo su Twitter si sprecano le repliche: una per tutte, quella di Ivan Scalfarotto contro Calenda. “Mentre tutto il gruppo unito Az-IV era riunito per eleggere Enrico Borghi al Senato, Calenda dagli studi televisivi attaccava ancora una volta IV e Matteo Renzi. Una discrasia costante fra il clima sempre sereno che si respira nel gruppo e l’atteggiamento di Calenda all’esterno. Con un solo gesto Calenda ha dimostrato la sua sensibilità istituzionale, il suo rispetto per i colleghi e ha dato l’ennesima prova di una acume e visione politica, caratteristiche che tutti i colleghi in Parlamento fanno a gara a riconoscergli. Il progetto del partito unico è fallito perché Calenda ha avuto paura di perdere il congresso unitario. Tutto il resto sono chiacchiere da bar. Rimane il fatto che per avere un briciolo di visibilità Calenda deve parlare di Renzi. Altrimenti non finisce nemmeno sulle agenzie”.
Ma oltre la querelle quotidiana con Azione il problema è dentro la stessa Italia Viva: i primi a muovere critiche al metodo di gestione del partito da parte di Renzi sono stati sempre Luigi Marattin ed Elena Bonetti all’indomani dell’Assemblea Nazionale del partito, svolta a Napoli. La critica è scaturita dalla decisione calata dall’alto, ovvero per decisione di Renzi, di nominare Raffaella Paita coordinatrice nazionale. Marattin e Bonetti volevano che quel ruolo fosse votato e non indicato dal leader. Ma alla critica è seguita la pubblica reprimenda: “Stupisce che si faccia un’assemblea per lunghe ore e due autorevoli dirigenti nazionali non intervengano nel merito di un dibattito che ha toccato molti temi come le tasse, la demografia, l’Europa, la sicurezza. Sarebbe stato prezioso ascoltare dal vivo le considerazioni di Luigi e Elena su questi punti anziché limitarsi a leggere un tweet su questioni formali il giorno dopo”.
Uno scossone ai rumor estivi di addii al partito guidato da Matteo Renzi l’ha data una dichiarazione di Antonio Tajani. “Ci saranno a breve nuovi ingressi in Forza Italia”, ha annunciato. Cronisti ed osservatori subito hanno indicato i nomi dei possibili partenti: Ettore Rosato, la stessa Elena Bonetti, Teresa Bellanova. Tanto che il 12 luglio l’ufficio stampa di Italia Viva è stato costretto ad una nota ufficiale. “Le notizie riportate […] secondo cui i deputati di Italia Viva Ettore Rosato ed Elena Bonetti sarebbero in procinto di lasciare il partito sono prive di fondamento”. Ettore Rosato farà anche un’intervista per smentire l’addio. Intanto Renzi ha già disposto le nomine dei membri della cabina di regia e del comitato delle regole in vista dei congressi di ottobre, mentre Marattin continua a chiedere la costruzione di un offerta libera democratica, un partito contendibile, perché la leadership è una delle caratteristiche di un progetto politico e non può essere l’unica”.
Alla ripresa delle attività politica dopo la pausa estiva, qualcosa accadrà. O forse bisognerà attendere l’esito delle elezioni europee per vedere la nuova ‘mossa del cavallo’ (per citare il titolo di un suo libro). “Il primo banco di prova per il governo Meloni saranno le elezioni europee del 2024, prima di allora saranno solo scaramucce tattiche” ha più volte detto l’ex presidente del Consiglio. Vedremo se gli eletti di Italia Viva a giugno 2024 saranno ancora tutti con lui.
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