Il fattore “migranti” diventa, per questo governo, la cartina di tornasole che scopre le tante menzogne di Lega e Fratelli d’Italia sul tema. Tentare di convincere gli italiani che prima la Bossi-Fini, poi i Decreti Salvini, quindi le altisonanti promesse della premier Meloni, associate alle accuse e ai divieti alle Ong di prodursi in salvataggi multipli a mare, avrebbero liberato questo Paese dalla necessità di investire in accoglienza, ha prodotto via via i disastri che abbiamo visto.

I migranti hanno addirittura aumentato i loro perigliosi viaggi tra una sponda e l’altra del Mediterraneo e il governo ha dovuto ammettere che non è il colore politico di chi ci governa né la propaganda anti-migranti che cambia le scelte di chi non ha scelta, siano afghani, bengalesi o provenienti da uno dei Paesi disastrati dell’Africa. Ed ecco che le conseguenze non tardano: in Veneto infatti assistiamo alle convulsioni del partito di lotta e di governo per definizione, la Lega.

Già… quella stessa Lega che pochissimi anni fa ha smontato i sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) finanziati ai comuni per i progetti di accoglienza e inserimento, con istruzione e formazione finalizzati alla vera integrazione, oggi con Luca Zaia e Mario Conte (sindaco di Treviso, presidente Anci Veneto) subisce il principio di realtà e con una capovolta degna del miglior acrobata parla di necessità di investire in micro-accoglienza mentre dall’altra Alberto Stefani, segretario Lega regionale neo eletto, sbraita contro il governo e ancora nega si possa far risolvere il problema ai sindaci. Dimentico che la Lega governa e non ha scampo.

Ma torniamo indietro nel tempo, tanto quanto basta per comprendere quanta demagogia e strumentalità politica sia crollata sotto i colpi di un governo che deve arrendersi all’evidenza e non può più nascondere le proprie responsabilità. L’input oggi ricevuto dai sindaci è “Dietrofront camerati, adesso tocca a noi!”. La necessità dello Stato, che è sempre uno e non cambia se il governo è di un tipo o di un altro, non ammette altri balletti, niente più propaganda ma solo diktat politici di parte, che adesso sono della propria parte e quindi non possono essere rifiutati. Le richieste provenienti dai governi precedenti, seppure finanziate e meglio coordinate rispetto ad oggi, andavano fino a ieri maledette ed esposte ad ogni ingiuria con un no secco ad ogni proposta di accoglienza diffusa.

Molto meglio, più conveniente allora politicamente, creare gli hub con centinaia di migranti ammassati come a Cona nel Padovano o alla Caserma Serena di Treviso e Casier, alimentare la paura del migrante e speculare sul buonismo di sinistra, che risolvere insieme responsabilmente un problema nazionale. Me lo ricordo bene: erano gli anni 2015-16 quando si moltiplicavano i cortei nelle province del Veneto, a One’ di Fonte, a Volpago del Montello… Zaia davanti e i sindaci con fascia tricolore a negare ogni disponibilità, talvolta con slogan – poi dovuti malamente smentire – più simili a quelli del Ku Klux Klan, tanto erano feroci verso migranti e governo in carica.

Certo fa pena l’uso così marcatamente ipocrita e strumentale della propria appartenenza politica e non sarà uno Stefani che prova a mantenere la contraddittorietà tipica della Lega a contrastare il dovere che oggi, inevitabilmente, torna a bussare alla porta. Con qualche difficoltà in più, visto che gli interventi nefasti prodotti nel tempo alla legislazione vigente in tema migranti hanno impedito l’unica cosa seria, ovvero: la programmazione su tempi medio-lunghi affidata ai comuni, dotandoli, com’era logico, di tutto ciò che serve, dei mediatori culturali e dei fondi economici necessari.

Oggi i migranti arrivano e si lasciano come merce da spartire senza umanità e men che mai senza alcuna idea di efficacia ed efficienza davanti ai municipi. Poveri sindaci alla mercé di una cattiva politica. Senza più veli il presidente della Regione Veneto, oggi costretto alla retromarcia, senza più memoria: “Dietrofront, adesso tocca a noi!”.

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