Un gruppo di passeggeri ha aggredito una capotreno di vent’anni sulla banchina della stazione di Roma Termini, al momento della salita a bordo sul convoglio diretto a Cassino. “Mi gridavano di tutto perché il treno era in ritardo. Ora ho paura”, racconta la giovane, che ha riportato una frattura al polso con prognosi di 30 giorni. La dipendente ha continuato ad essere insultata anche mentre veniva portata verso l’ambulanza. Ora si cerca il responsabile dell’aggressione fisica, non ancora indentificato: quando la Polizia ferroviaria è giunta sul posto si era già dileguato. L’episodio di violenza si è verificato intorno alle 18 di giovedì 13 luglio, a poche ore dal termine dello sciopero ferroviario indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal che ha interessato il personale di Italo e Trenitalia a livello nazionale.

Per Fabio Bonavigo, responsabile del dipartimento Attività Ferroviarie e Servizi della Fit-Cisl del Lazio, la vicenda è “la rappresentazione plastica del fatto che le ragioni della protesta sono sacrosante e che dobbiamo essere ascoltati”. “Non è possibile che i lavoratori fronteggino sempre più frequentemente questi episodi. Servono risposte concrete e rapide da parte delle aziende e delle istituzioni tutte, perché non è accettabile che i lavoratori debbano uscire di casa temendo per la propria incolumità. Le condizioni di lavoro del personale frontline devono essere sicure” – ha proseguito Bonavigo – “vanno adottate misure rapide come ad esempio rimpinguare l’organico per evitare che i lavoratori siano lasciati soli a gestire situazioni potenzialmente pericolose, e al tempo stesso deve essere diffusa a ogni livello una cultura del rispetto nei confronti di persone che garantiscono quotidianamente un diritto collettivo”.

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