Flop del tentativo di Matteo Salvini di convincere i sindacati rivedere le mobilitazioni annunciate per i prossimi giorni nel settore dei trasporti. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture ha mandato alle sigle una missiva all’insegna della moral suasion e ha convocato al Mit un tavolo che avrebbe dovuto consentire a datori di lavoro e sindacati di confrontarsi con l’auspicio di un’intesa. Ma nel tardo pomeriggio l’astensione dal lavoro del settore ferroviario è stata confermata. Lo stop partirà domani notte alle 3 fino alle 2 della notte di venerdì 14 con una fascia di garanzia per i pendolari che va dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21. Identica fumata nera è arrivata più tardi anche al tavolo sullo sciopero dell’handling previsto per sabato dalle 10 alle 18: “non ci sono avanzamenti” sulla trattativa con le aziende e quindi resta confermato. A quel punto Salvini ha deciso “anche in base a una nota della Commissione Garanzia Scioperi” di firmare un’ordinanza che dimezza le ore di astensione per quanto riguarda il comparto ferroviario. Lo sciopero si fermerà alle 15 di giovedì e non più alle 2 di venerdì 14 luglio.

“Lasciare a piedi 1 milione di italiani e di pendolari, di lavoratori e di lavoratrici un giovedì di luglio con una temperatura fino ai 35 gradi era impensabile“, scrive in una nota il leader della Lega. “Mi adopererò affinché le aziende incontrino i sindacati per arrivare a dare soddisfazioni ai lavoratori delle ferrovie italiane senza lasciare a piedi centinaia di migliaia di italiani che non hanno colpe”.

“Il ministro ha chiesto se c’erano le condizioni per rinunciare allo sciopero e oggettivamente non c’erano. C’è un tempo per tutto e non si può pensare che lo sciopero venga disdetto poche ore prima che inizi”, ha commentato Eugenio Stanziale, segretario nazionale della Filt Cgil. “Le aziende ci hanno detto le stesse cose che hanno detto in questi ultimi mesi quindi, anche se apprezziamo la volontà di trovare una soluzione, noi andremo avanti con lo sciopero sperando che le aziende siano consapevoli che questo continuare a dilazionare non produce effetti positivi né per i lavoratori ma soprattutto per gli utenti”.

“Non si può mettere il sindacato spalle al muro a 10 ore dallo sciopero e chiedere di rinviarlo quando tutto è stato fatto secondo le regole e secondo quanto prevede la legge”, ha aggiunto Gaetano Riccio della segreteria nazionale Fit-Cisl. “Abbiamo proclamato lo sciopero da tre settimane e in queste tre settimane non c’è stata nessuna disponibilità da parte delle aziende, che a parole ci hanno ribadito di essere pronte a trattare, ma allora non abbiamo capito perché non l’hanno fatto fino ad oggi. Noi siamo pronti a presentarci ai tavoli un minuto dopo la fine dello sciopero”.

“La convocazione arriva fuori tempo massimo, la revoca non è quindi un opzione possibile”, avevano dichiarato il segretario generale Claudio Tarlazzi e i segretari nazionali Roberto Napoleoni e Ivan Viglietti della Uiltrasporti in merito alla convocazione. “Le richieste avanzate dalle lavoratrici e dai lavoratori sia del settore ferroviario che dell’handling sono più che legittime e noi le portiamo avanti ormai da tempo, ricevendo però da parte delle aziende (Trenitalia e Italo ndr) solo atteggiamenti di chiusura”. La Uiltrasporti non ha nemmeno potuto partecipare alla riunione sullo sciopero dell’handling “perché impossibilitata da un preavviso di due ore”, ha spiegato Tarlazzi.

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