Al primo punto ci sono le carni, seguite da “pesce fresco”, latte e derivati, uova, oli, panetteria e pasticceria. Al decimo posto arrivano gli ortaggi, al quattordicesimo la frutta. Come fa notare la responsabile Lavoro del Pd Maria Cecilia Guerra su Twitter, parlando di “paternalismo di Stato”, ci sono il miele e il cioccolato ma non la marmellata, il caffè e il tè ma non le tisane, gli zuccheri ma non il sale. È la lista dei beni di prima necessità messa a punto dal ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare di concerto con il Mef: sono i generi alimentari che potranno essere acquistati con la card Dedicata a te presentata martedì dal governo con tanto di video della premier Giorgia Meloni. Il contributo è però una tantum: 382,5 euro in tutto, poi l’aiuto finisce. Oltre al fatto che è riservato ai nuclei di almeno tre persone con priorità a quelli con componenti nati tra il 2023 e il 2009. E sono tagliati fuori i percettori di qualsiasi altro sostegno pubblico.

Le opposizioni vanno all’attacco. “Aiutare le famiglie più povere, provate dall’inflazione, è necessario. Non è accettabile farlo nel modo approssimativo e casuale con cui lo fa il governo con l’ennesima card”, dice Guerra. “A seconda del budget allocato al tuo Comune puoi essere escluso dall’aiuto, pure a parità di requisiti con chi risiede in un altro Comune e invece lo riceve. Un nucleo di tre componenti ottiene lo stesso aiuto di uno di sei o più. Noi del Partito Democratico ci battiamo per un aiuto universale, che raggiunga cioè tutte le persone in povertà, e che sia indicizzato all’inflazione. Questa è la differenza fra l’elemosina di Stato attuata dal governo e la nostra battaglia per un programma strutturato di contrasto alla povertà”. “Ieri da Vilnius la Meloni ha trovato il tempo per registrare un video sulla social card, che esclude anziani e poveri soli come se appartenessero a un’altra categoria di povertà”, aggiunge il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. “Siamo rimasti allibiti, non abbiamo ancora capito di cosa si sta parlando”.

Per il presidente del M5S Giuseppe Conte è “una mancetta una tantum. Una vergogna. Perché prima fai cassa sulla pelle dei cittadini bisognosi prelevando dal reddito di cittadinanza quasi 3 miliardi, poi ridistribuisci 383 euro per fare la spesa una tantum”. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra, parla di “misera tessera annonaria che non risponde ai problemi del Paese”

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