Una pioggia di fuoco che colpisce senza alcuna distinzione obiettivi militari, ma anche palazzi civili e persone innocenti, trasformando la zona interessata in un enorme campo minato. È questo l’effetto delle cosiddette “bombe a grappolo”, ordigni progettati per azionarsi quando sono ancora in quota, dopo essere stati sganciati da un aereo o lanciati da sistemi d’artiglieria, e rilasciare nell’area centinaia di piccole bombe che colpiranno indiscriminatamente un’area più o meno ampia di territorio. Il loro uso è tristemente noto in contesti come la Siria, dove la Russia e il regime di Bashar al-Assad hanno compiuto stragi fermamente condannate dalla coalizione occidentale e dalle più importanti organizzazione internazionali, in Afghanistan e anche in Ucraina, proprio per mano di Mosca. Impiego, quest’ultimo, definito un “crimine di guerra” o “atto terroristico” da Kiev che, però, ha chiesto a Washington di poter fornire anche all’esercito di Volodymyr Zelensky questo tipo di armamenti. Una richiesta che, stando alle parole del capo di Stato Maggiore Mark Milley che hanno trovato conferma da fonti sentite dal New York Times, potrebbe essere presto esaudita.

Resta da capire quale sarà la reazione, non ancora arrivata nel momento in cui si scrive, degli alleati occidentali di Ucraina e Stati Uniti. Paesi, come la stragrande maggioranza di quelli europei, che sulle cluster bomb hanno ratificato una Convenzione nel 2008 che ne vieta “qualsiasi uso, stoccaggio, produzione e trasferimento”. Perché di esempi della letalità indiscriminata di questo tipo di armi ne è piena la storia: i “Pappagalli Verdi”, come li ha definiti Gino Strada in un suo celebre libro riprendendo il nome datogli dalla popolazione afghana, hanno ucciso e mutilato uomini, donne e bambini nel Paese asiatico, ma anche in Libano, in Siria, in Yemen, in Iraq, nei Balcani e in altri cruenti teatri di guerra. Piovono sulla testa di intere cittadine, dilaniando palazzi, uccidendo decine di persone per volta e lasciando sul terreno trappole di morte pronte a colpire chiunque vi metta piede. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che “in Ucraina l’eredità di un solo mese di guerra, sotto forma di ordigni inesplosi, mine antiuomo e munizioni a grappolo, richiederà decenni per essere affrontata”.

Mentre 111 Paesi che hanno ratificato la Convenzione ripudiano, almeno sulla carta, l’uso di queste armi, grandi potenze mondiali, comprese Russia e Stati Uniti, oltre all’Ucraina, non hanno mai messo la loro firma sul documento. Mosca lo ha dimostrato continuando a lanciare questo tipo di bombe sulle ultime enclave ribelli siriane, oltre che, appunto, sulla popolazione ucraina, ma a questa scia di morte potrebbe presto aggiungersi quella provocata dall’esercito ucraino armato di cluster bomb Made in Usa. Dagli alleati europei, compresa l’Italia, ci si aspetta un’aperta condanna, in linea appunto con i trattati. L’ex viceministro degli Affari Esteri del governo Draghi, Marina Sereni, circa un anno fa dichiarò che “sono allarmanti i risvolti umanitari del conflitto in Ucraina e a questo riguardo desidero esprimere una netta condanna per l’utilizzo di munizioni a grappolo. Il protrarsi degli attacchi indiscriminati verso la popolazione e le infrastrutture civili e’ inaccettabile militarmente, politicamente e umanamente. Il documentato uso di munizioni a grappolo ha arrecato sofferenze immense alla popolazione, oltre a danni estesi a scuole, ospedali, abitazioni”. Il nuovo governo è chiamato adesso a prendere una posizione anche sul possibile utilizzo di queste armi da parte dei propri alleati. La Germania, invece, nel novembre 2022 condannò “l’uso di bombe a grappolo, vietate a livello internazionale”, da parte della Russia a Idlib. Dopo aver distrutto tutte le sue scorte, in attuazione della Convenzione firmata nel 2009, la Francia condannò “fermamente l’uso di munizioni a grappolo, che possono avere conseguenze particolarmente gravi per le popolazioni civili sia durante che dopo i conflitti”. Anche il Regno Unito, presidente della Convenzione sulle munizioni a grappolo, nel marzo 2022 si disse “seriamente preoccupato per le notizie sull’uso di munizioni a grappolo nell’invasione russa dell’Ucraina”.

Rosemary Di Carlo, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari politici, ha recentemente detto che “gli attacchi indiscriminati, compresi quelli che utilizzano bombe a grappolo, sono vietati dal diritto umanitario internazionale”. Perfino lo Stato Maggiore ucraino, dopo una serie di attacchi russi su Mykolaiv, spiegò che questi erano stati sferrati “con le munizioni a grappolo vietate dalla Convenzione di Ginevra“. Lyudmyla Denysova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha invece dichiarato che “l’aggressore ha violato tutte le quattro convenzioni di Ginevra del 1949, in particolare quella sul genocidio. Le truppe russe hanno utilizzato armi non convenzionali come le munizioni termobariche, le bombe a grappolo, al fosforo, hanno disseminato mine nelle nostre citta”. Persino il rappresentante diplomatico di Kiev all’Onu, Sergiy Kyslytsya, ha sottolineato pubblicamente un concetto più volte ripetuto anche dal presidente Volodymyr Zelensky: “La Russia ha provato ancora una volta che è uno Stato terroristico. Prendere di mira deliberatamente i civili è un crimine di guerra“. Esattamente ciò che fanno le bombe a grappolo.

Twitter: @GianniRosini

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