Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi rilasciate dal capo di Stato Maggiore dell’esercito degli Stati Uniti, Mark Milley, in merito alla possibilità che gli Usa stessero valutando l’ipotesi di avviare la fornitura di bombe a grappolo a Kiev, oggi a raccogliere conferme è il New York Times. Secondo quanto riportato dalla testata statunitense, che cita un alto funzionario dell’amministrazione Biden, nei prossimi giorni gli Stati Uniti dovrebbero annunciare ufficialmente la scelta di rifornire Kiev di questi armamenti. È da tempo che l’Ucraina faceva pressione sul suo alleato affinché sbloccasse questa decisione, puntando sul fatto che l’equipaggiamento di bombe a grappolo potesse aiutare sensibilmente l’avanzata dell’esercito ucraino permettendo di colmare lo scarto in termini di uomini e artiglieria, oltre che colpire con più efficacia le posizioni russe.

I timori degli Stati Uniti erano concentrati sui potenziali danni che questi ordigni possono creare in maniera indiscriminata sui civili, ma già nel giugno scorso Laura Cooper, vicesegretaria della Difesa per la Russia, l’Ucraina e l’Eurasia, aveva chiarito la posizione del Pentagono affermando che le munizioni sarebbero risultate di grande utilità alle truppe ucraine. I notevoli rischi potenziali che questi armamenti hanno, se utilizzati contro i civili, ha portato, nel 2008, più di 100 Paesi a sottoscrivere una Convenzione specifica che li impegna a non produrle, utilizzarle, trasferirle o accumularle. Questa convenzione però non è stata sottoscritta, fra gli altri, da Stati Uniti, Russia e Ucraina.

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