Scontro concitato a In Onda Estate (La7) tra il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, e il condirettore di Libero, Pietro Senaldi, sul caso Santanchè.
Fittipaldi, il cui giornale è stato duramente attaccato dalla ministra del Turismo nel suo intervento al Senato, spiega che in realtà a mentire è stata proprio lei: “La notizia delle indagini a suo carico era già uscita a novembre, ma lei l’ha smentita perché i suoi avvocati avevano accertato che non fosse indagata. Io però al suo posto cambierei legali – spiega – perché un avvocato dovrebbe sapere che l’iscrizione nelle indagini può essere secretata per un tempo massimo di 3 mesi, cioè in questo caso fino a febbraio. È mai possibile che lei, dopo le recenti inchieste, tramite i suoi avvocati non si sia accertata di essere indagata? Noi abbiamo fatto semplicemente il nostro lavoro verificando i fatti”.

Luca Telese ricorda a Fittipaldi che, secondo Pietro Senaldi e Libero, “c’è una tenaglia mediatica, politica e giudiziaria che si stringe intorno alla Santanchè” e che mira a colpire il governo Meloni. Il direttore di Domani commenta: “A me dispiace che un collega come Senaldi possa solo ipotizzare una cosa del genere. La verità è che Libero si permette di farci le pulci perché è amico della Santanchè. Ricordiamo chi è il direttore di Libero – rincara – non me ne frega niente che sia stato compagno della Santanchè, ma Alessandro Sallusti è coinvolto nelle questioni finanziarie della ministra, perché, secondo gli avvocati della stessa Santanchè, deve 250mila euro a una delle sue società. Quindi, Libero e Senaldi in questa vicenda sono in conflitto d’interessi”.

Fittipaldi ricorda poi che Domani ha ricevuto ultimamente querele da Giorgia Meloni e da Vincenzo De Luca: “Ogni volta che i giornalisti fanno un’inchiesta toccando la destra o la sinistra, finiscono per essere attaccati in modo violento e inaccettabile. E questo clima riguarda tutta la stampa italiana. Bisognerebbe difendere la libertà di stampa, non attaccarla”.

Senaldi ribatte accusando i magistrati di non aver inviato la notifica delle indagini alla ministra del Turismo, anche se Fittipaldi gli ripete che non erano stati indicati i nomi dei legali e che comunque la Santanchè, dopo le inchieste pubblicate, avrebbe potuto facilmente apprendere di essere indagata: “Qui sicuramente c’è un reato evidente. Qui o il cancelliere o il pm o il giudice ha commesso un reato, perché anziché mandare una notifica delle indagini all’indagata l’ha inviata alla stampa. Se non ci fosse il detto ‘cane non morde cane’, ci sarebbe un pm che apre una inchiesta e che chiama Fittipaldi come testimone. E gli chiede: ‘Scusa, Fittipaldi, chi è che ha commesso il reato?’. E tu Fittipaldi perché non denunci quel magistrato? Avresti potuto fare uno scoop denunciando quel giudice che ha violato la legge”.

Fittipaldi replica: “Forse non ricordi come si fa il cronista giudiziario e il cronista tout court, perché le fonti non si svelano. Stai sparando corbellerie tipo mitragliatrice. La questione è che gli amici della Santanchè continuano a dire: ‘Attenzione, c’è un magistrato cattivo che ha svelato notizie ai giornali’”.
“Io non sono amico della Santanchè – ripete più volte Senaldi – Allora tu sei amico di Vallanzasca”.
“Non mi interrompere, Senaldi, un po’ di educazione – ribatte Fittipaldi – Non sarai amico tu della Santanchè, ma sei condirettore di un giornale il cui direttore ha cointeressi economici con la Santanchè. Quindi, dì quello che vuoi, ma sei in chiaro conflitto d’interessi”.

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