Non solo la ministra del Turismo Daniela Santanchè, ma anche la sorella e l’attuale compagno risultano indagati nell’indagine per bancarotta e falso in bilancio che riguarda Visibilia condotta dalla procura di Milano. Santanchè è stata iscritta nel registro degli indagati lo scorso 5 ottobre assieme ad altre cinque persone che hanno avuto ruoli societari. Tra queste la sorella Fiorella Garnero che è stata consigliera e il compagno della ministra Dimitri Kunz D’Asburgo, il quale invece è stato presidente di Visibilia Editore. Il 6 ottobre l’allora procuratore aggiunto facente funzione Roberto Fontana (poi nominato al Csm) e il pm Maria Gravina hanno disposto la secretazione per esigenze investigative.

Se “sussistono specifiche esigenze attinenti all’attività di indagine”, infatti, il pm “può disporre, con decreto motivato, il segreto sulle iscrizioni per un periodo non superiore a tre mesi e non rinnovabile” (leggi l’articolo di G. Salvini e D. Milosa da cui è tratto questo paragrafo). La ministra è dunque stata iscritta lo scorso autunno. A dicembre 2022 il 335 (e cioè l’accesso, attraverso i legali, al registro delle notizie di reato) ha dato esito negativo. Passati i tre mesi, però, non vi era più il segreto. Se a quella data, il ministro avesse fatto, attraverso i suoi legali, un secondo accesso, avrebbe capito di essere indagato per falso in bilancio. Il foglio che ha sventolato in aula in Senato, quindi, non significa niente. La sua autodifesa si basa su un presupposto falso.

E mentre Santanchè ancora oggi ha ripetuto di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia che dimostri che è indagata, il compagno ha depositato la nomina degli avvocati Salvatore Sanzo e Nicolò Pelanda come difensori. Oltre alla ministra, la sorella e il compagno sono indagati anche gli ex consiglieri Massimo Cipriani, Davide Mantegazza e l’ex sindaco Massimo Gabelli. In attesa dell’avviso di conclusione dell’inchiesta prevista per l’autunno, al momento è in corso di notifica la sola richiesta di proroga delle indagini (stilata in base alle norme pre-riforma Cartabia) inoltrata dai pm al gip e che il gip ha provveduto a inviare agli indagati in vista della decisione. Il problema è che, eccetto Kunz, gli altri non hanno nominato un legale, quindi il documento è nelle mani degli ufficiali giudiziari. Cosa che comporta una serie di passaggi e un rallentamento della procedura. “Gli avvocati mi dicono di non dire nulla, perché la strumentalizzazione giornalistica è eccessiva. Sebbene le domande siano comprensibili mi devo astenere”, dice all’AdnKronos Kunz, che è ex presidente di Visibilia Editore.

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