Sei ore di spettacolo. Ma sono volate. In fondo Sanremo dura lo stesso, stufa di più e ti rimane in testa solo Blanco che prende a calci le fioriere del palcoscenico. Prima Assoluta e Internazionale di “Capri -The island of fugitives” al Teatro Politeama per il Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio. Coraggiosissima la sua scelta ma azzeccatissima.
Regia, sceneggiatura e scenografia di Krystian Lupa, un gigante del teatro polacco (e non solo). È il Roman Polanski della drammaturgia. Lupa attinge e rielabora “Kaputt” e “La pelle” di Curzio Malaparte, una sorte di io narrante con gli artigli.
Cosa hanno in comune l’imperatore Tiberio, Gesù Cristo, Jean Luc Godard, Fritz Lang e Brigitte Bardot? Il fil rouge lo srotola Lupa che ha trascorso a Capri un mese per l’ispirazione e per le riprese video che arricchiscono la sorprendente mise en scene. I 35 attori, tutti bravissimi, entrano e escono dai tableaux vivants, in un gioco di sovrapposizione di epoche.
Ne Le Mépris (Il disprezzo) Jean Luc Godard ha fatto girare a Casa Malaparate le scene della sua ostinata visione dell’Odissea e nell’ultima inquadratura del film Odisseo vede la sua nativa Itaca dalla terrazza di Casa Malaparte spalancata sull’infinito. Inaspettatamente, il produttore muore e il viaggio, il viaggio di Odisseo, il viaggio di Fritz Lang, il viaggio di Jean Luc Godard, viene interrotto. Odisseo rimane in casa con la troupe del film… Prigionieri, sospesi in un tempo indefinito. Si incontrano tutti qui, nel caos, nella sintesi di epoche diverse… Un’isola e una casa sull’isola. Un rifugio sicuro, un riparo. Siamo i fuggitivi dal mostro dell’Europa: lo Stato, la religione, la dittatura, la democrazia, il mostro dell’Homo Christianis ( che ha creato i campi di concentramento e la cattolicissima Polonia zitta, muta e consenziente)… Fuori infuria una guerra. Non si sa se sia la prima, la seconda o la terza guerra mondiale, causata dalla follia dell’uomo contemporaneo, il massimo del cinismo espresso nell’affermazione: “La guerra è il più nobile degli sport”.
Il regista Lupa è dietro di me, ha un megafono, incita, sollecita gli attori sul palcoscenico. “Sono le sue incursioni da jam session. Improvvisazione pura”, spiega Marzenna Smolenska, interprete e angelo custode di Lupa. Un pezzo di teatro attuale (siamo più che mai contro l’arroganza dei creatori di sistemi socio-politici, contro i FILOSOFI ASSASSINI E IDEALISTI, i drogati del potere… e così via…). La scena della Figliata dei femminielli è potente. A tal punto da meritarsi “la censura” per un pubblico di soli adulti. Ma ritorna come un boomerang, uno spettacolo vietato ai minori corrono tutti a vederlo. Compresi i minori. Oggi ultima replica. Poi in tournée.
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