Mentre gran parte dei media e dei politici italiani e occidentali hanno guardato con esaltazione e tifo da stadio alle imprese della banda di mercenari del battaglione Wagner, nelle stesse ore (e probabilmente come reazione a quella abortita ribellione armata) si è consumata in Russia – ignorata dai governi e degli organi di informazione internazionali – una grave stretta nei confronti del disarmato Movimento degli obiettori di coscienza al servizio militare, messo fuorilegge in quanto considerato “agente straniero”. Ne abbiamo avuto notizia solo grazie al drammatico appello che lo stesso Movimento ha rivolto alle organizzazioni internazionali – tra le quali il Movimento Nonviolento italiano – che, fin dall’inizio della guerra, sostengono gli obiettori di coscienza e i disertori russi, ucraini e bielorussi che si rifiutano, da tutti i fronti, di prendere parte alla guerra in Ucraina. Pagando di persona mentre costruiscono, con la loro scelta, concreti ponti di pace tra questi popoli.

“Da venerdì scorso, 23 giugno – hanno scritto i pacifisti russi – il Movimento degli obiettori di coscienza è stato ufficialmente dichiarato dalle Autorità come “agente straniero” nella Federazione Russa. Il Ministero della Giustizia ci accusa di aver diffuso informazioni ritenute false sulle azioni, le decisioni e le politiche del governo, oltre a opporci alle azioni militari della Russia in Ucraina. Per l’attuale governo della Federazione Russa queste accuse sono sufficienti a giustificare la messa fuorilegge della nostra organizzazione. Questo fatto, pur essendo una dimostrazione dell’efficacia del nostro lavoro, è anche fondamentalmente un’applicazione discriminatoria della legge che calpesta i diritti umani e le libertà universalmente accettate”.

Nonostante le minacce e le persecuzioni, concludono il loro appello ribadendo sia la volontà di rimanere saldi sui principi e i valori del rifiuto della guerra, sia l’importanza del continuo supporto internazionale, anche economico per sostenere le spese legali. Nel silenzio delle Istituzioni europee, non si è fatta attendere la risposta congiunta della WRI, la storica organizzazione War Resister’s International, e del Beoc-Ebco, l’Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza, che hanno scritto congiuntamente a Vladimir Putin e a Konstantin Chuychenko, ministro della giustizia della Federazione russa.

“L’obiezione di coscienza – scrivono le due organizzazioni – è un contributo tangibile alla pace; pertanto, la tutela di questo diritto umano è ancora più cruciale in tempo di guerra. Questo vale anche per la guerra in corso in Ucraina, dove sia la Russia che l’Ucraina violano palesemente questo diritto. Condanniamo fermamente l’invasione russa dell’Ucraina e denunciamo tutti i casi di reclutamento forzato e persino violento negli eserciti di entrambe le parti, così come tutti i casi di persecuzione di obiettori di coscienza, disertori e manifestanti nonviolenti contro la guerra. Vi esortiamo a smettere di perseguitare le organizzazioni per i diritti umani e i difensori dei diritti umani, e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le centinaia di soldati e civili mobilitati che si oppongono alla guerra e che sono detenuti illegalmente e persino maltrattati”.

Mentre governi e media ascoltano – e alimentano – solo il linguaggio delle armi, gli obiettori di coscienza e i disertori fanno una personale scelta attiva di pace, attraverso la coraggiosa sottrazione della propria disponibilità a uccidere e a morire per la guerra. Per rompere il silenzio generalizzato attorno a questi veri eroi di pace, è possibile attivarsi personalmente attraverso l’adesione alla Campagna di obiezione alla guerra, promossa in Italia dal Movimento Nonviolento (con il fisico Carlo Rovelli come autorevole testimonial), che chiede al governo italiano di garantire accoglienza, asilo e protezione a tutti coloro che in Russia, Bielorussia e Ucraina rifiutano di prendere le armi e fuggono dal loro paese, così come il Parlamento italiano aveva deliberato già nel 1992 per gli obiettori e i disertori delle Repubbliche della ex-Jugoslavia.

La notizia della messa fuorilegge del Movimento degli obiettori di coscienza russi è giunta in Italia attraverso il loro appello il 26 giugno, giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di don Lorenzo Milani, che proprio per aver difeso gli obiettori di coscienza in galera in Italia finì, a sua volta, sotto processo per “apologia di reato”. Le sue parole – già ricordate in occasione del recente centenario della nascita – oggi sono valide più che mai: di fronte alla guerra “l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni”. Se, come don Milani, sostenessimo chi fa questa scelta, anziché sostenere chi impugna le armi, contribuiremmo a prosciugare il bacino della guerra anziché alimentarlo.

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