“Nel 2022 tornano a salire i nuovi poveri dopo un 2021 in cui si era registrata una flessione e c’è uno zoccolo duro di poveri che permane”. Lo ha detto Federica De Lauso dell’Ufficio Studi di Caritas italiana presentando il report statistico sulla povertà in Italia. Per quanto riguarda le persone incontrate da Caritas nel 2022 il 51,9% sono del Nord, il 27% del Centro e il 21,1% del Sud con “una forte impennata di famiglie con figli minori“. “A pagare il prezzo più alto del record dell’inflazione sono state le famiglie povere. Si segnala un problema di mantenimento delle spese abitative. Si registra inoltre forte crescita del disagio mentale dopo il Covid-19″.

Lo scorso anno il numero di assistiti è salito del 12,5% rispetto al 2021 a causa della forte crescita delle persone di cittadinanza ucraina accolte in Italia. Rispetto al 2021 il numero degli stranieri di cittadinanza ucraina sostenuti è salito da 3.391 a 21.930. Ma se si esclude ‘l’effetto guerra‘ il trend rispetto al 2021 è comunque di crescita, un +4,4% (dal 2020 al 2021 l’incremento era stato del 7,7%). Sono 255.957 le persone che nel corso del 2022 si sono rivolte alla rete delle Caritas diocesane e parrocchiali. Nello specifico le informazioni sono state raccolte complessivamente da 2.855 Centri di ascolto e servizi, in 205 diocesi (pari al 93,2% del totale) appartenenti a tutte le 16 regioni ecclesiastiche italiane.

Nel Report è riportato l’esito di una articolata analisi statistica multivariata – la prima nel suo genere realizzata su dati di fonte Caritas – che ha consentito di estrapolare cinque profili o cluster di beneficiari: i vulnerabili soli, le famiglie poveri, i giovani stranieri in transito, i genitori fragili e i poveri soli. Una tabella del report mostra che al Nordest si sono rivolte ai centri di ascolto soprattutto famiglie povere, mentre al Sud prevalgono i genitori soli. Nel Nordovest oltre un terzo delle persone che hanno chiesto aiuto sono poveri soli. Un altro aspetto sottolineato è la multidimensionalità della povertà, “ossia – spiega Caritas – il fatto che chi si rivolge ai servizi vive una situazione di povertà a causa di più motivi concomitanti e manifestando due o più ambiti di bisogno. In questo senso prevalgono, come di consueto le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi; seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità di coppia), le difficoltà legate allo stato di salute (disagio mentale, problemi oncologici, odontoiatrici) o ai processi migratori. I dati dicono anche di una “cronicizzazione della povertà”, riportandoci ad una situazione pre-pandemia”.

Rispetto alle combinazioni di bisogno le situazioni più frequenti in cui si sommano due o più ambiti problematici risultano essere quelli in cui si combinano soprattutto povertà e disagio occupazionale, seguite dal mix che abbina povertà economica, disoccupazione e disagio abitativo o povertà economica, disagio lavorativo e problemi familiari.

Sono stati erogati dalla rete oltre 3,4 milioni di interventi, una media di 13,5 interventi per ogni assistito (comprese anche le prestazioni di ascolto). Il 71,8% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi (distribuzione di viveri, accesso alle mense, empori, docce), il 9,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine (in forte crescita rispetto al 2021), il 7,4% le attività di ascolto, semplice o con discernimento, il 4,6% il sostegno socio-assistenziale, il 2,5% l’erogazione di sussidi economici, utilizzati soprattutto per il pagamento di bollette e tasse, l’1,4% interventi sanitari.

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