Un gruppo di ricerca dell’MD Anderson Cancer Center di Houston, in collaborazione con colleghi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha fatto un’importante scoperta, pubblicata su Nature Cancer, a proposito dello studio dei tumori al rene. Si tratta di una specifica caratteristica molecolare che rende alcuni tumori più aggressivi di altri, facendo loro tollerare il caos genetico che caratterizza la malattia. L’importanza di questa novità in campo accademico è fondamentale poiché potrebbe permettere di identificare in anticipo i pazienti che hanno bisogno di trattamenti più incisivi, oltre che di utilizzarla come bersaglio verso cui indirizzare nuove tipologie di farmaci.

Il carcinoma a cellule renali è la forma più comune di cancro del rene, che caratterizza circa un terzo dei casi con una progressione particolarmente aggressiva. Il gruppo di ricerca, sfruttando la tecnica di editing genomico Crispr/Cas9, è riuscito a generare un modello animale che rappresenta fedelmente queste forme tumorali. Ha inoltre scoperto che a giocare un ruolo chiave nell’aggressività di questi tumori è la perdita di un gruppo di geni (recettori per l’interferone) coinvolti nella risposta immunitaria.

Luigi Perelli, primo firmatario dello studio insieme a Federica Carbone, interrogato dall’ANSA ha chiarito così l’importanza strategica della scoperta: “Adesso sappiamo quali tumori del rene sono nati per essere cattivi prima che manifestino questa natura. In tal modo si può iniziare fin da subito un trattamento più aggressivo che abbia maggiori probabilità di fermarli“, concludendo poi che “queste conoscenze potranno consentire di studiare nuovi composti che blocchino i meccanismi pro-metastatici”.

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