“Andrei avanti per ore, però vedo facce un pochino affamate. Fuori è brutto, sta diluviando. Avete scelto un brutto posto per fare questa assemblea: un brutto albergo e una brutta città con un brutto clima“. Con questa gaffe imbarazzante il ministro di Trasporti Matteo Salvini si accomiata dal Convegno Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, tenutosi a Rapallo, coronando un intervento infarcito di profezie scintillanti, di annunci roboanti e di pesanti offese dirette a vari destinatari (alla Cgil, agli ambientalisti, a Report, al Fatto Quotidiano, ai detrattori del ponte sullo Stretto di Messina, agli studenti universitari che protestano contro il caro affitti).
A parte lo sgarbo finale nei confronti della città di Rapallo, della location dell’evento e degli stessi organizzatori, Salvini esordisce nel suo monologo con una delle sue più note ossessioni, Fabio Fazio, mentre scherza con il moderatore della giornata, David Parenzo.

Poi è il turno delle predizioni: “Nei prossimi anni l’Italia vivrà una rivoluzione positiva infrastrutturale, economica, sociale, ambientale e lavorativa, che è paragonabile solo al boom del secondo dopoguerra. Questo governo durerà per tutti i 5 anni, non un minuto di meno. Sono sicuro che andrà così. In Silvio (Berlusconi, ndr), in Antonio (Tajani, presente tra il pubblico, ndr), in Giorgia (Meloni, ndr) sto trovando non dei colleghi, ma degli amici. Più provano con ricostruzioni fantasiose e surreali ad allontanarci, più ci uniscono. Ci sentiamo 2, 3, 4, 5 volte al giorno”.

Non mancano i ‘cattivoni’ che osteggiano il lavoro del vicepresidente del Consiglio e che vengono citati secondo accurati elenchi, come è tradizione salviniana. Si comincia con la Cgil, annoverata nella compagnia dei ‘professionisti del no’: “Se critica il mio codice degli appalti, allora vuol dire che è fatto bene. Ho scoperto che c’è questa nuova categoria filosofica: dopo i terrapiattisti, ci sono i no pontisti. I signori del no sono sempre molto bravi a farsi sentire. Io sono sicuro che, se adesso accendete la tv per vedere un telegiornale – continua – vedrete Landini, Tizio, Caio, Sempronio. Quelli del no, i no Tav, i no ponte, i no flat tax, i no autonomia, i no Brennero, i no alta velocità, i no qui, i no là sono bravissimi: pochi, organizzati, spesso ignoranti e arroganti ma molto presenti. Quelli del sì invece passano le loro giornate lavorando e non hanno questo gran tempo come quelli del no”.

Segue un riferimento agli studenti che protestano contro il caro affitti e agli ambientalisti: “C’è il tema casa a cui stiamo lavorando da 8 mesi, non in base alle tendopoli davanti al Politecnico di Milano, perché abbiamo una programmazione che prescinde dalla volontà scoutistica di qualche studente. Quello dei cretini che si stendono sulla tangenziale non è ambientalismo, quelli sono nemici dello sviluppo del nostro paese“.

Inevitabile la citazione, seppure non esplicita, del caso Santanché, preceduta però da un tributo a Silvio Berlusconi: “La sua morte è stata la morte non di un alleato politico, ma di un amico. E io penso che mancherà al paese e a chi gli voleva bene. Mancherà anche a coloro che i lo odiavano, perché adesso dovranno ricollocarsi ma penso che abbiano già parecchi obiettivi a loro disposizione. Se la politica dovesse lavorare in base alle inchieste di Report e del Fatto Quotidiano, saremmo un paese delle banane. E quindi, per quanto mi riguarda, do massima fiducia ai colleghi in carica, perché l’ho vissuto sulla mia pelle”.

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