Ha vinto le elezioni e come primo atto si è autopremiato con un aumento dell’indennità per sé e per tutti gli assessori che aumentano di numero. Succede a Ragusa, città in cui si è votato a fine maggio per il rinnovo della guida comunale e dove si è imposto il sindaco uscente, Peppe Cassì, appoggiato anche da uomini di Totò Cuffaro e di Raffaele Lombardo. Il primissimo atto della nuova sindacatura, prima ancora addirittura che si insedi il consiglio comunale è stato l’aumento della giunta di due assessori e l’aumento delle indennità di tutti del 45 per cento.

“Un aumento legittimo ma ai limiti della vergogna. La legge permette che si faccia ma non lo impone. Prima ancora dell’insediamento del consiglio hanno agito per premiarsi”, dice Peppe Calabrese, neo eletto al consiglio comunale e segretario cittadino del Pd. Ma Cassì non si scompone: “È l’esito di una battaglia dell’Anci per adeguare le indennità dei sindaci a quelle dei parlamentari. Quelle dei primi erano di molto inferiori nonostante la grande mole di responsabilità e rischi”. E continua: “La legge me lo permette da due anni ma io l’ho fatto adesso perché solo quest’anno la Regione siciliana ha deliberato garantendo la copertura dell’aumento che quindi non andrà a ricadere sulle casse comunali ma su quelle regionali. Così è anche per l’aumento degli assessori: potevo farlo da 4 anni, Ragusa è un capoluogo di provincia con più di 50mila abitanti, e il massimo consentito è di 9 assessori. Io avevo già aumentato il numero dei membri in giunta a 7, adesso se ne aggiungono altri 2”.

La legge nazionale 234 del 2021 prevede, in effetti, la possibilità per gli amministratori locali di un aumento dei propri emolumenti, una legge che era stata recepita dalla Regione siciliana senza alcun adeguamento, così che ogni aumento delle indennità andava a pesare sulle casse del Comune, non coprendo lo Stato né la Regione l’aumento di spesa. Non è più così però dallo scorso febbraio, quando la Regione Siciliana è intervenuta a favore dei sindaci. Dopo l’aumento delle indennità dei deputati regionali (l’assemblea regionale siciliana è equiparata ad un parlamento) di 890 euro lordi che lo scorso autunno agitò l’opinione pubblica, a febbraio scorso le casse regionali hanno trovato spazio anche per quei comuni che avessero deciso di aumentarsi le indennità.

È così da febbraio, ma Cassì prima della campagna elettorale non si è mosso, lo ha fatto dopo aver vinto le elezioni cui si è presentato voltando le spalle a Fratelli d’Italia e a Forza Italia – che hanno infatti puntato su un altro candidato – ma forte dell’appoggio di Cuffaro: “Non ho mai avuto modo di sentire neanche per telefono l’ex presidente della Regione. La città si è espressa bocciando i partiti”, dice lui. Però nella giunta entrano due assessori, Mario D’asta e Giovanni Gurrieri (ex M5s), uomini vicini al ragusano Ignazio Abbate, assessore regionale per la Dc di Totò Cuffaro: “Abbate ha sostenuto un candidato al consiglio di una lista della coalizione che mi ha sostenuto”, minimizza lui. Mentre Catia Pasta, anche lei assessora, è stata candidata dagli uomini di Lombardo sul territorio. Tutti godranno del 45 per cento in più di indennità: aumenti che andranno da 626 a 2093 euro, determinando un’indennità per gli assessori di 2019 o di 2093 (quelli in aspettativa dal lavoro), più 6746 del primo cittadino. Gli aumenti saranno a carico della Regione soltanto per il 2023. Dal 2024 in poi non c’è alcuna copertura finanziaria certa.

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