Al di là del rischio di contaminazioni, “tatuarsi significa introdurre, in ogni caso, delle sostanze estranee nel proprio organismo”, continua l’esperta, “con tutte le conseguenze del caso. Recentemente il Ministero per la salute ha ritirato dal commercio nove pigmenti utilizzati dai tatuatori e ritenuti pericolosi per la salute. Dietro a nomi accattivanti – Dubai Gold, Sailor Jerry Red, Black Mamba, Green Beret, Hot Pink, Banana Cream, Lining Green, Lining Red Light e Blue Iris – si nascondono infatti sostanze da tempo note come cancerogene, come ammine aromatiche e idrocarburi policiclici aromatici”. Sostanze che ora non sono più disponibili, ma siamo sicuri che questo basta a risolvere il problema? “Sempre secondo i dati dell’ISS, oltre il 3% di coloro che hanno tatuaggi ha avuto complicanze che vanno dal dolore, ai granulomi e alle infiammazioni, fino a reazioni allergiche e infezioni importanti”, sottolinea Romano. “La tossicità dell’inchiostro dipende dal tipo e dalla quantità dei colori usati: i grandi tatuaggi variopinti sono particolarmente problematici, e oggi che sempre più si tatuano immagini e disegni molto ampi, i rischi aumentano. Questo perché, per creare il tatuaggio, il pigmento deve arrivare al derma, dove sono presenti vasi sanguigni, linfatici arteriosi e venosi, il che permette a questi colori di diffondersi nell’organismo”. Un’azione che rischia di provocare diverse reazioni.

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Allarme inchiostri per tatuaggi contaminati da patogeni, interviene la Food and Drug Administration. L’esperta: “Possono trasmettere epatiti o AIDS”

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