E vabbè, i minuti di silenzio, il lutto nazionale, sinora disposto solo per ex premier che erano stati anche presidenti della Repubblica, le esequie in Duomo a reti unificate, con tutte le autorità civili e militari, l’Emiro del Qatar, gli ultrà del Milan e le Olgettine, non necessariamente in quest’ordine. Va bene tutto, ma una settimana di sospensione dell’attività del Parlamento, perché? Io un’idea ce l’ho, anzi tre, e vorrei dirvele sinteticamente. Sinteticamente, perché anch’io come voi non ne posso più di questo caravanserraglio, e vorrei tornare a parlare di cose serie.

1. La prima idea è che non è vero, come ha invece dichiarato a La7 Stefania Craxi con la simpatia e l’onestà intellettuale che da sempre la caratterizza, che questa settimana non ci fossero votazioni: sicché, di cosa ci lamentiamo? È vero il contrario: le conferenze dei capigruppo della Camera e del Senato hanno deciso di sospendere per oggi, giorno di lutto, ogni attività, e già che c’erano hanno anche rinviato alla prossima settimana tutte le votazioni. Del resto, avesse avuto ragione la Stefania, per cosa diavolo lo pagheremmo un Parlamento, se poi per una settimana non vota?

2. La seconda idea è che almeno un giorno di sospensione dei lavori fosse doveroso, non solo per permettere ai parlamentari di Forza Italia e ai loro possibili acquirenti di partecipare alle esequie, ma prim’ancora di portarsi avanti con le trattative. Per i parlamentari, infatti, si tratta di trovare una nuova collocazione; per gli acquirenti, di assicurargliela. Mettetevi nei panni di un berluscone tipico: con chi accasarsi, per continuare a occupare una qualsiasi poltrona? Direttamente con Meloni, che un posto in Rai te lo può sempre assicurare, oppure con Salvini, che un giorno ti promette mari e monti e l’indomani non ti risponde più, oppure ancora, dio non voglia, con Renzi, di cui non si fida più neppure la sua mamma?

3. La terza idea, sulla quale meriterebbe soffermarsi più a lungo, è che la chiusura per una settimana del Parlamento è la prova provata, se ancora ce ne fosse bisogno, dello svuotamento di quest’organo, in altri tempi e luoghi centro della politica. Il Parlamento della Prima repubblica, poi travolto da Tangentopoli, ospitava la discussione e il compromesso democratico, e faceva leggi come lo Statuto dei lavoratori, il Servizio Sanitario Nazionale, la Legge Basaglia, il divorzio, l’aborto… Oggi, quando va bene, ratifica i decreti legge del governo, anche senz’ombra di necessità e urgenza, oppure recepisce provvedimenti Ue, mettendoci un timbro sopra. Quando va male, invece, il Parlamento elegge Ruby Rubacuori a nipote di Mubarak: facendoci ridere dietro dal resto del mondo, quasi quanto l’attuale Beatificato.

Perché, tornando alla Stefania, quando le è stato chiesto di ricordare una sola legge italiana per cui il Cavaliere meriti di essere ricordato, lei ha tergiversato, adducendo poi impegni improrogabili. Forse avrebbe dovuto rispondere così: Mussolini disse che avrebbe potuto trasformare quest’aula sorda e vuota in un bivacco di manipoli; Berlusconi, invece, l’ha fatto.

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