Papa Francesco non lo ha mai incontrato in oltre dieci anni di pontificato. Il segno eloquente di una involuzione del rapporto tra Silvio Berlusconi e il mondo cattolico. Eppure, in quel bacino elettorale, il quattro volte presidente del Consiglio non solo ha raccolto milioni di voti, ma ha stretto patti d’acciaio inossidabili perfino davanti ai numerosi e a dir poco imbarazzanti scandali morali. Erano gli anni di Benedetto XVI e l’allora cardinale segretario di Stato, il salesiano Tarcisio Bertone, garantiva a Berlusconi il pieno sostegno della Chiesa cattolica. Ma quella benedizione era arrivata molti anni prima con il cardinale Camillo Ruini, all’epoca vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana. Il sostegno era davvero totale, soprattutto perché allora la Chiesa spostava milioni di voti e lo faceva a favore di Berlusconi. Fu proprio durante il suo secondo governo, il 14 novembre 2002, che san Giovanni Paolo II fu il primo Pontefice, e finora l’unico, a visitare Montecitorio e rivolgere un discorso al Parlamento italiano riunito in seduta comune.

Appena appresa la notizia della scomparsa del leader di Forza Italia, Ruini ha alzato il telefono per far sapere di essere “molto addolorato per la morte di Silvio Berlusconi. Sono stato uno dei suoi amici”. La benedizione, ancora oggi, è totale: “Persona di grande intelligenza e generosità”. E ha aggiunto: “Ha avuto meriti storici per l’Italia, soprattutto avendo impedito al partito ex comunista di andare al potere nel 1994 e anche per l’instaurazione del bipolarismo in Italia. Inoltre, ha operato molto bene in politica estera”. Con tanto di assoluzione finale: “Celebrerò la santa messa per lui, perché il Signore, nella sua misericordia, lo accolga nella sua eterna pienezza di vita”. Le foto di Berlusconi con san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono davvero tante e sempre molto confidenziali. I continui endorsement di Ruini, soprattutto nelle prolusioni della Cei, hanno scandito i suoi trent’anni in politica. Nemmeno la cosiddetta questione morale riuscì a rompere il suo saldo e ovviamente interessato rapporto con la Chiesa cattolica.

GLI SCANDALI SESSUALI – C’è un aneddoto che in pochi, anche in Vaticano, ricordano e che è molto significativo in questo senso. Era il 2009 e Berlusconi, alla guida del suo quarto e ultimo esecutivo, venne travolto dagli scandali sessuali. Nell’opinione pubblica si diffuse la convinzione che la Santa Sede non potesse tollerare tutto ciò e fosse arrivato il momento di rompere in modo definitivo quel legame fortissimo tra la Segreteria di Stato, la Cei e il governo italiano. Il premier, con la sapiente regia del suo fidatissimo pontiere tra le due sponde del Tevere, Gianni Letta, gentiluomo di Sua Santità, riuscì in un’impresa davvero unica, ribaltando completamente quello scenario che per lui avrebbe avuto conseguenze elettorali molto nefaste. Il 26 settembre, tre giorni prima del suo 73esimo compleanno, all’Aeroporto militare di Ciampino, Berlusconi, appena rientrato da Pittsburgh, dove aveva partecipato al G20, incontrò Benedetto XVI in partenza per la Repubblica Ceca.

Quella photo opportunity fu il migliore lasciapassare per continuare a incassare i voti del mondo cattolico. Un’operazione di marketing davvero geniale, con il Vaticano che cascò in pieno in quella trappola raffinatissima, esponendo perfino il Papa. Ancora una volta, l’inventore in Italia della tv commerciale, colui che aveva applicato tutte le regole del marketing alla politica, riuscì a strumentalizzare la benedizione di una Chiesa già totalmente prona ai suoi piedi. Ciò nonostante la totale incoerenza, per usare un eufemismo, della sua vita privata con il magistero ecclesiale, in particolare sulla famiglia. Eppure, a ogni campagna elettorale, Berlusconi si ergeva a paladino dei valori cattolici e la Chiesa lo assecondava sempre nell’ingenua convinzione di avere un suo uomo a Palazzo Chigi, così da poterlo utilizzare ogni volta che era necessario.

L’ASSE CON RUINI – Il tandem Berlusconi-Ruini è stato sempre vincente. Il cardinale è stato sicuramente uno dei migliori alleati del leader di Forza Italia contro l’eterno sfidante ed ex premier Romano Prodi. Fu proprio l’allora presidente della Cei, nel 2008, a contribuire alla caduta del secondo e ultimo governo guidato dal professore bolognese. Fine dell’esecutivo che portò immediatamente allo scioglimento delle Camere e all’ennesima e ultima vittoria elettorale di Berlusconi. Ruini bombardò pesantemente il governo Prodi che aveva presentato il disegno di legge sulle unioni di fatto, ribattezzato come Dico, ovvero diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. La bocciatura del cardinale fu netta: “Comprometterebbe gravemente il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio e il rispetto che si deve alla vita umana dal concepimento al suo termine naturale”.

IL FAMILY DAY – Da qui, la nascita del Family Day, manifestazioni organizzate dal mondo dell’associazionismo cattolico in opposizione all’estensione dei diritti alle coppie omosessuali. Niente a che vedere con le storiche aperture, nel 2013, di Papa Francesco: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?”. Anni dopo, Ruini, che non ha mai nascosto la sua mancanza di sintonia con Bergoglio, confesserà entusiasta: “Prodi era mio amico, è vero. Ma non sulle unioni civili! Abbiamo fermato questo progetto. Ho fatto cadere il suo governo! Ho fatto cadere Prodi! Le unioni civili: questo era il mio campo di battaglia”.

IL CASO WELBY – Precedentemente, nel 2006, il porporato negò le esequie religiose a Piergiorgio Welby che, da anni ammalato di distrofia muscolare, aveva manifestato pubblicamente la richiesta di sospendere l’accanimento terapeutico sul suo corpo. Il cardinale parlò di “decisione sofferta, nella consapevolezza di arrecare purtroppo dolore e turbamento ai familiari e a tante altre persone, anche credenti, mosse da sentimenti di umana pietà e solidarietà verso chi soffre, sebbene forse meno consapevoli del valore di ogni vita umana, di cui nemmeno la persona del malato può disporre”. L’anno prima, nel 2005, il porporato aveva condotto una durissima battaglia contro i referendum abrogativi della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita e la ricerca scientifica sulle cellule staminali, proposti dai radicali, invitando i cattolici a disertare le urne per non far raggiungere il quorum. I referendum fallirono e Ruini cantò vittoria: “Sono favorevolmente colpito dalla maturità del popolo italiano”. Tutto ciò mentre Berlusconi governava indisturbato per una intera legislatura, dal 2001 al 2006, con la piena e pubblica benedizione della Chiesa.

LE FRASI SU ELUANA – Senza dimenticare, nel 2009, sempre con il cavaliere a Palazzo Chigi, la vicenda di Eluana Englaro, la ragazza che, a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 1992, ha vissuto per 17 anni in stato vegetativo, fino alla morte sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale, tenendo fede alle volontà che aveva espresso precedentemente. Anche in quel caso, Berlusconi tentò di strumentalizzare a suo favore la vicenda (con la frase “Eluana ha un bell’aspetto e il ciclo mestruale attivo, non staccherei la spina”) nell’ennesimo tentativo di dimostrare che il suo governo era fedele alle indicazioni del magistero ecclesiale, in particolare sulla bioetica. Fondamentale in questa direzione è stato anche il contribuito del ciellino Roberto Formigoni, condannato per corruzione. Un’amicizia preziosa soprattutto quando, nel 2011, Benedetto XVI nominò arcivescovo di Milano il cardinale Angelo Scola, un altro illustre figlio del fondatore di Comunione e liberazione, don Luigi Giussani, che, nel conclave del 2013, fu a un passo dall’elezione al papato.

DON VERZE’ – Per non parlare del rapporto di ferro con il prete manager e pluripregiudicato don Luigi Maria Verzé, fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano, dove è morto Berlusconi. Affari, corruzione, abusi edilizi e interessi politici a fare da sfondo a un legame, con il mito condiviso da entrambi della longevità, almeno fino a 150 anni, teso a fare da scudo a ogni possibile crepa nel mondo cattolico. I radicali accusarono don Verzé di avere una “gestione mafiosa” dell’Ospedale, certi che il denaro pubblico dato al San Raffaele finiva “nelle mani di loschi gruppi di potere clericali che lo utilizzano per attività speculative e clientelari, sulla pelle degli ammalati”. Ma c’è un altro prete molto importante nella vita di Berlusconi: don Pietro Gelmini, a tutti noto come don Pierino, fondatore della Comunità incontro per il recupero di tossicodipendenti, condannato per truffa, accusato di abusi sessuali e ridotto allo stato laicale. Un rapporto, quello tra l’ex premier e la Chiesa, che ha sempre alimentato il suo bacino elettorale.

LA NUOVA LINEA DI FRANCESCO – Uno scenario totalmente mutato ormai da oltre un decennio. Lo si è visto chiaramente nel messaggio di cordoglio che il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, ha inviato alla primogenita del cavaliere, Maria Elvira Berlusconi, nota come Marina. “Esprimo vicinanza – scrive il porporato – a lei e alla sua famiglia per il decesso dell’amato papà, senatore Silvio Berlusconi. Imprenditore in diversi settori della vita sociale, culturale e finanziaria del Paese, è stato negli ultimi trent’anni protagonista della vita politica nazionale: eletto più volte al Parlamento italiano, ha ricoperto per quattro volte l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri. Fra i ruoli istituzionali, svolti con impegno e passione, anche quello di deputato al Parlamento europeo. A nome dell’episcopato italiano, – conclude Zuppi – porgo sincere condoglianze ai familiari, assicurando il ricordo nella preghiera”. Dello stesso tenore il messaggio inviato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a nome del Pontefice: “Papa Francesco, informato del decesso dell’amato padre, senatore Silvio Berlusconi, desidera porgere a lei e ai familiari la sua vicinanza, assicurando sentita partecipazione al lutto per la perdita di un protagonista della vita politica italiana, che ha ricoperto pubbliche responsabilità con tempra energica. Sua Santità invoca dal Signore la pace eterna per lui e la consolazione del cuore per quanti ne piangono la dipartita. Mi unisco al cordoglio – conclude il porporato – con un fervido ricordo nella preghiera”. Il segno eloquente che il Vaticano ha già da tempo archiviato la stagione berlusconiana.

Twitter: @FrancescoGrana

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