Ha ingerito una piccola quantità di candeggina, ha avuto un malore ed è stata ricoverata in ospedale. Non si dà pace la madre della piccola Kataleya Mia Chicllo Alvarez, la bambina di 5 anni scomparsa dal primo pomeriggio di sabato 10 giugno mentre giocava nel cortile dell’ex hotel Astor, nel quartiere di Novoli a Firenze. La donna era appena tornata nella sua abitazione presso l’hotel occupato dopo essere stata sentita in Procura quando ha ingerito la sostanza e si è sentita male: soccorsa dal 118, è stata trasportata all’ospedale Careggi dove è stata poi ricoverata. Non è chiaro se lo abbia fatto in un tentativo di suicidio o per compiere un gesto dimostrativo, in ogni caso – secondo quanto si apprende – ora sta bene. Anche un’amica della donna è stata trasportata in ospedale per un malore. Ieri il padre di Kataleya Mia Chicllo Alvarez, detenuto in carcere, ha tentato il suicidio.

Intanto continuano le ricerche della piccola: i carabinieri hanno effettuato anche ieri sera controlli e sopralluoghi con i cani in uno stabile vicino al palazzo occupato dove la bimba vive con la madre ma di lei non c’è traccia. Sequestro di persona a scopo di estorsione è l’ipotesi di reato con cui la Dda e i carabinieri indagano: i vigili del fuoco hanno usato droni e termocamere, strumenti che sono capaci di rilevare a distanza la temperatura umana. Il volontariato ha risposto tutta la notte con 94 squadre e 225 volontari che si sono alternati in parchi, giardini e strade fra Porta al Prato dove c’è la ex stazione Leopolda e Peretola, tra la l’Arno e il quartiere di San Jacopino. Nel mezzo c’è l’ex hotel Astor in via Maragliano. Ma l’esito delle varie attività è sempre stato negativo. Ecco perché il sequestro è lo scenario che ha preso via via forza andando per esclusione: la bambina, viene fatto questo ragionamento, non è stata trovata nelle ripetute perquisizioni dentro l’ex albergo e se fosse uscita da sola per giocare sarebbe stata vista prima o poi dai residenti e segnalata. Quindi resta la possibilità pur teorica – sul punto ad ora non ci sono elementi concreti, hanno sottolineato i carabinieri – che qualcuno l’abbia portata via. Lo zio Abel ha ribadito che lui la teneva d’occhio dalla finestra del suo alloggio e poi non l’ha vista più nel cortile: “E’ stato un attimo ed è sparita“, ha detto alle telecamere.

Kata, si ricostruisce sul posto, può essere uscita dal cancellino su via Boccherini, quello da cui passano gli occupanti e che oggi era presidiato da una donna dell’Est. Ma un’altra possibilità, difficile per un bambino se non viene aiutato da un’altra persona a scavalcare, è un cancellino rugginoso che fa accedere al condominio accanto all’ex albergo. I carabinieri scartano segnalazioni e piste infondate. Tra queste, l’Arma associa a un mitomane la telefonata ricevuta sul cellulare di un’amica della madre: ‘Ho io tua figlià. Si passano invece al setaccio le telecamere di tutto il quartiere. Un dettaglio può dare una svolta. Focus investigativo anche sugli occupanti abusivi dello stabile. Due stranieri, viene detto, si sarebbero allontanati ma forse più per evitare fastidi e controlli, forse temono interrogatori. Il generale dei carabinieri Gabriele Vitagliano ha sottolineato che finora gli approfondimenti sugli occupanti non ricollegano nessuno di loro alla scomparsa di Kata. La madre Kathrina aveva suggerito un sospetto, ma ha spiegato l’alto ufficiale dell’Arma, “lo ha fatto sulla base di una valutazione di buonsenso ipotizzando che la sparizione della figlia potesse essere collegata a litigi dentro l’ex albergo. È una pista che stiamo seguendo ma non ci sono né un nome né elementi di riscontro”.

La mattina la madre ha partecipato a un corteo di peruviani fino al tribunale dei minori per sensibilizzare alle ricerche, poi è stata accompagnata in Procura dove è stata sentita come persona informata sui fatti e senza necessità della presenza di un avvocato. La donna ha ripercorso col pm l’intera giornata di sabato, in particolare dalle 15.15, che è l’orario da quando la bimba non è stata più vista, al suo ritorno poco dopo a casa dal lavoro – svolge pulizie presso privati -, ai suoi tentativi di trovare coi parenti la bimba, poi la decisione di andare dai carabinieri. Alle 20 era a denunciare la scomparsa in una stazione dell’Arma, alle 20.30 è scattato il Piano di ricerca degli scomparsi della prefettura. Non pare indifferente alla vicenda il padre di Kata: è detenuto in carcere a Sollicciano e domenica sera ha ingerito del detersivo, o per tentato suicidio o per gesto disperato di autolesionismo, poi una lavanda gastrica ha risolto ed è stato dimesso dall’ospedale. Per l’Arma non è coinvolto nella scomparsa della figlia e gli stessi parenti della sua parte, che non abitano a Firenze, stanno collaborando in modo fattivo con le autorità.

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