“Sono dei gran maleducati, ma almeno ci sono un paio di belle fighe“. Scandicci, interno di una delle aule della Scuola per magistrati, contesto accademico e di alta formazione. I tirocinanti ordinari che saranno ricevuti giusto martedì da Sergio Mattarella per il giuramento ascoltano la lezione del relatore che è Daniele Domenicucci, referendario presso la Corte di Giustizia del Lussemburgo, sul tema “Le pregiudiziali davanti alla Corte di giustizia”. Senonché, collegato in remoto, il docente commette una incredibile gaffe. Sullo schermo di Domenicucci compare un commento sessista, scritto su una chat che stava avendo con un collega: “Sono dei gran maleducati, detto questo, ci sono almeno un paio di belle fiche”. Tutti i presenti lo leggono, ma al momento di prendere la parola, una sola magistrata interviene: “Volevo dirle che forse prima non se n’è accorto, ma aveva lo schermo condiviso, e quindi qui abbiamo letto le mail di alto livello che vi siete scambiati e in cui ci definite maleducati, però fortunatamente c’era delle fiche e cosa pensate dei futuri magistrati che saremo noi. Io non so che magistrati saremo, però se posso permettermi voi come magistrati non avete fatto una bella figura”.

Scuse farfugliate
Il “prof” tenta una replica imbarazzatissima, come risulta dall’audio: “Sono desolato e mi reputo anche un perfetto idiota perché questa conversazione è una grandissima gaffe… sono cose dette in maniera stupida… mi dispiace di essere caduto in questa cretinata perché io non penso queste cose … però se andate via state facendo prevalere la forma sulla sostanza”. L’esperto resta dunque colpito dall’affermazione e ammette la clamorosa gaffe, scusandosi e invitando a non dare più importanza alla forma che alla sostanza, chiedendo scusa per la frase inopportuna.

Dalla classe non giunge neppure un fiato, e lui continua: “Chiedo venia per la mia idiozia, sia per aver condiviso una conversazione che non avrebbe dovuto aver luogo, per aver fatto affermazioni stupide, che purtroppo si fanno nelle conversazioni e nelle intercettazioni telefoniche che voi sarete chiamati a esaminare in futuro, purtroppo avvengono. Mi scuso profondamente, mi sento a disagio e spero che questo non abbia inficiato il valore della relazione che ho fatto in cui ho cercato di impegnarvi e attirare la vostra attenzione”. E ancora rivolto alla giovane magistrata: “Se lei ritiene che questa conversazione idiota che c’è stata tra di noi prevalga sulla natura dell’intervento è libera di farlo ed è assolutamente legittimo che lei lo faccia presente alle sedi competenti. Io sono profondamente dispiaciuto, mi scuso, avete il mio massimo rispetto, ma per chi sta a questa distanza è molto difficile tenere la classe. Sarei venuto volentieri a Firenze, ma non sono stato in grado di farlo. Chiedo scusa profondamente. Sono desolato”.

Fine della collaborazione
Ai giovani magistrati dal Comitato direttivo della scuola è giunta immediatamente una lettera in cui si definiscono “profondamente inopportuni ed offensivi” i messaggi diretti verso “alcune magistrati presenti in aula”. Il Comitato, che però declina le responsabilità sull’accaduto, ha fatto sapere alle giovani toghe che “deplora fortemente l’accaduto e intende stigmatizzare il comportamento dei due referendari della Corte di giustizia, non magistrati, che non saranno più chiamati a collaborare in attività di formazione della Scuola superiore della magistratura”.

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