Il risveglio post finale di Champions League per i tifosi nerazzurri ha il sapore del rimpianto. Il Manchester City ha vinto la coppa a Istanbul nel modo più beffardo, perché l’Inter è stata tutt’altro che dominata. Anzi, avrebbe meritato quanto meno il pareggio e ha avuto eccome le occasioni: sia per passare in vantaggio, sia per replicare al gol di Rodri che alla fine ha deciso la partita. Simone Inzaghi, come sempre, aveva preparato la finale alla perfezione. Alla sua Inter è mancato solo il gol. E allora, tra sfottò dei rivali e rabbia dei nerazzurri, è partita la caccia al colpevole. C’è chi se la prende con Romelu Lukaku, in particolare per quel colpo di testa quasi a botta sicura parato sulla linea con lo stinco da Ederson. Chi invece ce l’ha con Lautaro, accusato di egoismo per aver scelto di tirare quando si è trovato defilato davanti al portiere del City. È un esercizio inutile. Perché i “se” nel calcio non contano nulla. Perché tutti i giocatori in campo hanno dato tutto, altrimenti la squadra di Guardiola non avrebbe vinto solo 1 a 0. Perché alle volte bisogna arrendersi anche alla più dura delle verità del pallone: una sconfitta per via della sfortuna.

Il City in occasione del suo gol al 67esimo è stato molto fortunato: il filtrante per Bernardo Silva è delizioso, ma si infila tra le maglie nerazzurre solamente perché Dimarco scivola. Il portoghese va al cross, che però viene rimpallato da Acerbi con un’ottima copertura. La palla carambola casualmente proprio sui piedi di Rodri. E qui arriva la bravura dello spagnolo, che riesce a piazzare il pallone esattamente tra Darmian e il palo alla sinistra di Onana. Questione di centimetri. E di grande freddezza.

Forse quella che è mancata a Lautaro circa 10 minuti prima, quando grazie a un errore in impostazione del City si è trovato a tu per tu con Ederson, ma da posizione molto defilata. L’argentino ha provato a tirare forte verso la porta, ma il portiere gli ha chiuso lo specchio. Secondo molti, se avesse passato la palla in mezzo a uno tra Lukaku e Brozovic sarebbe stato gol certo. A riguardare l’azione dall’alto però, si vede chiaramente come il belga sia in mezzo a due difensori e il croato sia molto lontano, forse fuori dalla visuale di Lautaro. Insomma, la scelta di tirare analizzata a mente fredda non appare così inopinata. Semmai, Lautaro avrebbe potuto provare a piazzare il pallone sotto le gambe di Ederson, che aveva lasciato quell’unico spiraglio.

Tre minuti dopo il gol di Rodri, l’Inter ha un’altra grande occasione per pareggiare: Dimarco di testa ha colpito la traversa dopo un’azione convulsa. Il terzino nerazzurro ha provato con un pallonetto a scavalcare il portiere avversario. Avrebbe potuto anche controllare, ma non poteva sapere di essere solo. Sulla respinta si è buttato nuovamente di testa sul pallone. Anche qui, avrebbe potuto stoppare e tirare, ma ha agito d’istinto. Lukaku si è trovato nel mezzo e ha respinto il pallone, rievocando il terribile episodio del 2020 contro lo Shakhtar Donetsk, quando rimpallò un colpo di testa di Sanchez che sarebbe valso la qualificazione agli ottavi di Champions. Il belga però non ha nessuna responsabilità.

Lukaku invece di responsabilità ne può avere nell’ultima grande occasione, quella che arriva al minuto 88: torre perfetta di Gosens, il centravanti nerazzurra colpisce di testa con forza e indirizza verso la porta. Avrebbe potuto indirizzarla meglio? Certo. La palla di fatto viaggia centrale verso la porta. Lukaku ha preferito colpirla di fronte piena per dare potenza. Una scelta che col senno di poi si rivela sbagliata, perché la sfera finisce sullo stinco di Ederson. Poi il City è di nuovo fortunato, perché sul rimpallo Stones rischia l’autogol, di nuovo per questione di centimetri. A Lukaku di fatto è mancato il killer instinct: un concetto aleatorio, che mischia capacità e fortuna. Alla fine, è giusto dire che l’Inter è stata bravissima ma sfortunata. È difficile accettarlo, fa rabbia. Tra i nerazzurri non ci sono colpevoli, solo giocatori che hanno messo tutto in campo: il Manchester City, la squadra di marziani di Pep Guardiola, non ha vinto grazie al gioco. Ha alzato la coppa grazie agli episodi.

Articolo Precedente

Una stagione assurda e irripetibile: così l’Inter è arrivata a un passo dal tetto d’Europa. Dal gol di Calhanoglu all’errore di Lukaku: il film

next
Articolo Successivo

Guardiola riconquista la Champions dopo 12 anni: ora meglio di lui soltanto Ancelotti

next