L’ex premier scozzese Nicola Sturgeon, che ha dominato la politica in Scozia per circa un decennio, è stata arrestata dalla polizia nell’ambito delle indagini sul partito pro indipendenza al governo Scottish National Party (Snp). Dopo sei ore di interrogatorio, è stata poi rilasciata senza accuse. La polizia britannica, in linea con la sua policy, non ha rivelato l’identità della persona arrestata, limitandosi a riferire dell’arresto di una donna di 52 anni “in quanto sospettata in relazione all’indagine in corso sui fondi e sulle finanze” dello Scottish National Party. “Sono innocente”, ha twittato l’ex premier una volta tornata libera.

Il focus delle indagini della polizia è in particolare su come siano state spese 600mila sterline destinate alla campagna per l’indipendenza della Scozia. L’Snp ha “collaborato pienamente con questa indagine e continuerà a farlo”, tuttavia “non è opportuno affrontare pubblicamente alcuna questione mentre l’indagine è in corso”, ha fatto sapere il partito. Non si tratta del primo arresto in questo ambito. Sturgeon è la terza persona arrestata nel quadro dell’Operation Branchform: prima di lei sono stati arrestati e interrogati altri due ex funzionari dell’Snp – cioè il tesoriere Colin Beattie e Peter Murrell, amministratore del partito nonché marito di Sturgeon – ma entrambi sono stati successivamente rilasciati e nessuno dei due è stato accusato formalmente.

In relazione all’arresto di Murrell ad aprile, che si era concluso con il rilascio senza accuse dopo circa 12 ore di interrogatorio, la polizia aveva perquisito la casa della coppia a Glasgow. Sturgeon si era dimessa inaspettatamente a febbraio dopo 8 anni alla guida dello Scottish National Party (Snp) e prima ministra del governo semi-autonomo scozzese. Aveva motivato la scelta dicendo che era il momento giusto per lei, per il suo partito e per il suo Paese di lasciare il posto a qualcun altro. Prima donna a capo del governo scozzese, Sturgeon ha portato il suo partito a dominare la politica scozzese e ha trasformato l’Snp da partito per lo più monotematico in una forza di governo dominante con posizioni sociali liberali.

Ha guidato la formazione durante tre elezioni nel Regno Unito e due elezioni in Scozia e ha retto il timone attraverso la pandemia di coronavirus, ottenendo elogi per il suo stile di comunicazione chiaro e misurato. Ma il suo addio all’incarico è giunto nel mezzo di divisioni all’interno dell’Snp e non avendo raggiunto il suo obiettivo principale, cioè l’indipendenza dal Regno Unito per la Scozia, che conta 5,5 milioni di abitanti. Nel referendum del 2014 sulla Brexit gli elettori scozzesi si erano espressi a favore della permanenza nel Regno Unito. L’Snp vuole dunque un nuovo voto sull’indipendenza, ma la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che la Scozia non può tenerlo senza il consenso di Londra e il governo centrale si è rifiutato di autorizzare un altro referendum. L’addio di Sturgeon ha scatenato una lotta per il futuro dell’Snp, tra le recriminazioni per il calo dei membri del partito e le divisioni sul miglior percorso verso l’indipendenza.

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