Il governo italiano apre all’ipotesi di un divorzio dal gruppo indiano Arcelor Mittal per la gestione dell’impianti siderurgico ex Ilva di Taranto. “Lo Stato può anticipare la salita nella maggioranza che comunque deve fare entro il prossimo anno, entro maggio 2024. Lo deve fare, solo che oggi poi può tornare in minoranza, cosa che prima non poteva fare, e può anche eventualmente fare intervenire un altro partner industriale che prima non poteva fare”, ha affermato stamane il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, alla Festa dell’Innovazione de . Per l’ex Ilva “siamo arrivati al momento decisionale”, ha detto Urso, ricordando di aver convocato il tavolo con i sindacati per il 19 giugno. Il ministro punta a un confronto “pienamente costruttivo con gli investitori stranieri” ma “lo stato c’è” e vuole fare di Taranto “la più grande acciaieria green d’Europa e un modello per il pianeta“. “Noi abbiamo intenzione di farlo comunque”, aggiunge spiegando che c’è “anche la possibilità di un nuovo partner industriale“.

Attualmente Mittal controlla il 62% Acciaierie Italia e un altro 32% è in mano alla società del tesoro Invitalia. Gli accordi prevedono però che il governo salga al 60% nel 2024. I due soci sono su posizioni conflittuali per quanto riguarda il modo di utilizzare il miliardo di euro previsto dal Pnrr per costruire a Taranto l’impianto del preridotto di ferro, il semiprodotto che dovrà alimentare i futuri forni elettrici dell’acciaieria e quindi ridurre le emissioni e attuare la decarbonizzazione. Mentre prosegue lo stallo lo stabilimento rischia di ridurre ulteriormente un’attività già ridotta ai minimi termini.

Urso è intervenuto anche su altri temi. La produzione di auto, nonostante gli incentivi, lo scorso anno è stata di 473 mila autovetture in Italia e un milione e 20 mila in Francia, “pensate che sia un equilibrio?”, ha domandato il ministro parlando di Stellantis, “una multinazionale italofrancese che ha due teste, due azionisti, due storie automobilistiche” e una “governance in cui prevalgono gli azionisti francesi, con la presenza significativa dello stato francese. Vorrei aggiungere altro – dice il ministro – ma c’è un confronto sano, costruttivo e continuativo che stiamo facendo con l’azienda perché bisogna aumentare la produzione di auto in Italia, aumentare gli investimenti in modelli innovativi, prepararsi alla transizione elettrica mantenendo un sano rapporto con l’indotto”

Sull’accordo raggiunto con Lufthansa per un ingresso del capitale di Ita con una quota di minoranza ma assumendo il pieno controllo gestionale della piccola compagnia italiana, Urso ha detto: “Credo che anche in questo caso, come in altri, vi sia da aspettare anche il giudizio della Commissione europea e soprattutto dell’Antitrust europeo in merito alla creazione di questo grande gruppo aereo che sarà competitivo a livello globale e in cui Ita, che mi auguro nel tempo possa riassumere il nome di Alitalia, possa svolgere un ruolo importante al servizio del nostro Paese”. Il ministro sottolinea come sia previsto nel piano industriale che Roma diventi l’hub del Mediterraneo e questo “è importantissimo per il nostro Paese – dice – anche e non solo per quanto riguarda l’attrazione di turisti in Italia e i collegamenti necessari a tutto il sistema economico e produttivo”.

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