“Nella storia moderna il Parlamento rappresenta la rivoluzione, la conquista della democrazia; il voto diretto è il ritorno all’autoritarismo: sicurezza invece di libertà. Con il presidenzialismo il Parlamento diventa… che conta come il due di picche!”. L’approdo a cui si è affidato fino alla fine l’ex ministro Guido Bodratomorto oggi a 90 anni – è stata la Costituzione e la struttura istituzionale concepita dalla Carta fondamentale. Il tema delle riforme annunciate dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni lo inquietava più del battibecco politico quotidiano sui temi di giornata, come testimonia il suo account Twitter, utilizzato con lucidità fino agli ultimi giorni. La sua morte è stata annunciata dallo stesso profilo social: “Guido ci ha lasciati ieri sera per unirsi alla sua amata Irma. Fino all’ultimo lo ha sostenuto una invincibile passione politica, a difesa della Costituzione e della rappresentanza democratica del Parlamento. Che il suo esempio ci conduca. Una preghiera”. La moglie di Bodrato, Irma, si era spenta il 20 aprile: “Ho sempre pensato con la testa, ma oggi lo faccio con il cuore e non riesco a dire addio” aveva twittato l’ex ministro quel giorno.

Guido Bodrato è stato più volte ministro nei governi sostenuti dalla Democrazia Cristiana sul finire della Prima repubblica, in particolare tra gli anni Ottanta e Novanta, ed è stato deputato per circa 25 anni. Nato a Monteu Roero, in provincia di Cuneo, esperto di questioni economiche, appassionato europeista (si iscrisse al Movimento Federalista Europeo, fondato da Altiero Spinelli), è stato anche europarlamentare. Dentro alla Dc è stato esponente e trascinatore della corrente Forze nuove, un’ala sinistra della Democrazia Cristiana, insieme a Carlo Donat-Cattin. Tra le altre cose è stato il vicesegretario di Ciriaco De Mita e stretto collaboratore di Benigno Zaccagnini, il segretario dell’era del “compromesso storico” e del sequestro e assassinio di Aldo Moro. Al ministero è arrivato la prima volta con i primi governi di Forlani e Spadolini (Istruzione), poi è stato ministro del Bilancio e dell’Industria. Contestò e contrastò la legge Mammì sul sistema radio-tv (che in sostanza certificò quello che all’epoca era il dominio di Fininvest), lo stesso provvedimento per cui l’allora ministro Sergio Mattarella dette le dimissioni. Bodrato, dalla sua parte, lasciò la segreteria del partito: “Credo che l’ostilità di Berlusconi venga soprattutto da lì – ricordò parlando al Manifesto nei giorni in cui Mattarella fu eletto capo dello Stato la prima volta – Un episodio che allora fu fondamentale perché al di là della disponibilità delle frequenze avevamo la preoccupazione di come si stava costruendo un’egemonia del sistema informativo sulla vita democratica, con un’impronta che – come poi è diventato lampante – metteva fuori gioco il pluralismo democratico e introduceva tendenze autoritarie molto forti. Per questo abbiamo fatto quella battaglia. E l’abbiamo persa. La sinistra democristiana, prima e più profondamente di altri, aveva capito che si stava affermando una cultura sempre meno rispettosa dei valori della Costituzione. E anche delle norme definite a livello europeo. Poi in effetti Berlusconi ha realizzato quasi un blitz elettorale con quegli strumenti, ma anche perché ha saputo cavalcare un modo di fare politica che stava già dilagando”. Tra le altre cose Bodrato fu anche commissario della Dc all’epoca di Tangentopoli e ha sostenuto il passaggio al Ppi, l’ala ex Dc che andò a comporre il centrosinistra.

Un lungo applauso a Montecitorio ha seguito l’annuncio della scomparsa di Bodrato pronunciato in apertura di seduta da Piero Fassino. “Unanimemente riconosciuto per profondità di pensiero, rigore morale, passione politica e civile – lo ha ricordato il parlamentare Pd – Gli rivolgo un ultimo affettuoso saluto ricordando con nostalgia un amico con cui ho condiviso anni di comune impegno politico a Torino e in Parlamento”. Tra i primi a commentare la morte di Bodrato l’ex leader del Pd Enrico Letta: “Mi inchino di fronte ad un grande maestro di buona politica. Generazioni intere di cattolici democratici si sono formate e si formeranno ancora seguendo il suo esempio, condividendo il suo pensiero e il suo europeismo profondo. La sobrietà del vivere e del parlare. Grazie”. A ricordare l’ex dirigente della Dc anche Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione: “Ci lascia un uomo saggio e coerente, un grande ascoltatore, stimato per il suo equilibrio e la sua profonda esperienza politica. Mancherà la sua visione della storia del nostro Paese”.

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