Notizia di questi giorni: D’Alema indagato e perquisito per corruzione internazionale aggravata.

Nello specifico la Sezione reati economici della Procura di Napoli contesta ad otto indagati (Alessandro Profumo, Massimo D’Alema, Giuseppe Giordo, Gherardo Guardo, Umberto Claudio Bonavita, Francesco Amato, Emanuele Caruso e Giancarlo Mazzotta) il reato di corruzione internazionale aggravata. La forma aggravata viene contestata agli indagati in quanto il reato sarebbe stato commesso con l’ausilio di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati, tra cui Italia, Usa, Colombia e anche in altri. L’indagine della Procura verte in particolare sulla vendita alla Colombia di aerei M346, corvette e sommergibili prodotti da società italiane con partecipazione pubblica, come Leonardo e Fincantieri.

Per gli inquirenti, sarebbe dovuta essere corrisposta, in maniera occulta, una parte dei 40 milioni di euro promessi per presunte agevolazioni nel conseguimento di una commissione miliardaria. Insomma, fatti da appurare che prevedono oltre a pene molto alte (fino a dieci anni di reclusione) anche eventuali risvolti politici e morali.

Questi i fatti.
Partiamo da una premessa doverosa: esiste una garanzia costituzionale di presunzione di innocenza fino a condanna passata in giudicato. Questa vale per tutti i cittadini ma spesso viene dimenticata soprattutto dai mass media. Gli esempi sono tantissimi ma basterebbe ricordare i più recenti.

Facciamo un giochino. Se al posto di Massimo D’Alema, oggi ci fosse stato un altro politico italiano, scegliete voi il nome, la notizia e le indagini a livello mediatico passerebbero così in religioso e ossequioso silenzio? E i fatti contestati, diciamolo, aprirebbero risvolti inquietanti e veramente gravi. Per molto meno e soprattutto anche in casi dove non esistevano neanche reati, abbiamo assistito a dei linciaggi televisivi e giornalisti degni del Cremlino putiniano.
Secondo voi, leggeremo ed ascolteremo intercettazioni private del sig. D’Alema?
Leggeremo la pubblicazione del conto corrente privato del sig. D’Alema?
Leggeremo le email private del sig. D’Alema?
E se scrivo sig. D’Alema serve a sottolineare che il referente della emblematica “Ditta Pd” non ha più un ruolo elettivo politico e quindi eventuali garanzie costituzionali. Insomma, abbiamo assistito alla pubblicazione di ogni corrispondenza di qualche politico a caso, ma difficilmente vedremo pubblicate informazioni e documenti privati del sig. D’Alema.

Tutto questo è utile per capire ancora una volta la faziosità non solo dei mass media italiani ma anche di alcune procure italiani. Metodi e parametri usati con totale disinvoltura. Avete visto, per caso, immagini delle perquisizioni fatte ai danni di Massimo D’Alema? Anche qui, immaginatevi se fosse accaduto ad altro politico. Avete visto trasmissioni o immaginate di poter vedere i soliti opinionisti moralisti intervenire con indignazione e fango nonostante non ci sia ancora una condanna definitiva?

Avete visto e pensate di poter vedere aperture di tg o grandi articoli dove si infanga l’immagine e la reputazione dell’indagato D’Alema? No, non accadrà. E di ciò sono contento. Contento perché così dovrebbe essere per tutti senza distinzione di colore politico. E ciò lo ribadisce la stessa Costituzione, tanto cara ai soliti ben pensanti ma ricordata solo a corrente alternata.

Quindi, felice che non ci sia il solito linciaggio mediatico, un “ma” però rimane. Il ma riguarda sempre gli altri casi non trattati allo stesso modo. Ed è questo che mi preoccupa di più. Ed è questo il problema che non si affronta mai. Perché in uno Stato dove le regole dovrebbero valere per tutti non si riesce a farle rispettare ed attuare in egual misura. La politica che si fa trascinare e sottomettere dal dualismo procure-mass media non avrà mai la possibilità di ripristinare la fondamentale divisione fra poteri dello Stato.

E senza questo, la civiltà giuridica rimarrà una chimera a cui anche il semplice cittadino dovrà sottomettersi.

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