È stata ridotta in appello a nove anni di reclusione la condanna ad Antonio Di Fazio, l’imprenditore farmaceutico imputato per sei episodi di violenza sessuale realizzata con l’utilizzo di benzodiazepine. La sostituta procuratrice generale Laura Gay aveva chiesto 12 anni per l’ex manager, con una riduzione della pena rispetto al primo grado in cui era stato giudicato in abbreviato e nell’aprile del 2022 era stato condannato a 15 anni e sei mesi. In sede d’Appello è stata riconosciuta la continuazione tra i reati, non applicata invece dal gup nel processo di primo grado.

Di Fazio era stato arrestato nel maggio 2021 per avere narcotizzato e violentato una studentessa 21enne attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage. È finito a processo anche per altri casi di abusi, sempre con uso di dosi di benzodiazepine, nei confronti di altre 5 donne, tra cui l’ex moglie. Il giudice dell’udienza preliminare di Milano Anna Magelli non aveva riconosciuto la continuazione dei reati, che porta a una diminuzione della pena complessiva, ma – essendo alcuni collocati temporalmente in tempi diversi – aveva emesso una condanna per gli episodi contro l’ex moglie, una per la violenza della studentessa di 21 anni e un’altra condanna per gli altri episodi di stupro.

Antonio di Fazio fu arrestato il 22 maggio di due anni fa dopo la denuncia di una studentessa universitaria di 21 anni che aveva raccontato di essere stata invitata a un incontro di lavoro tra imprenditori per uno stage e di aver perso completamente i sensi dopo aver bevuto un caffè. Si era risvegliata a casa dell’uomo stordita e con addosso i vestiti della sera precedente. La perquisizione domiciliare eseguita, dopo qualche giorno, aveva permesso di ritrovare, nascoste in una nicchia della cucina, due confezioni del medicinale “Bromazepam” (ansiolitico della famiglia delle benzodiazepine). In seguito alle indagini, erano emersi altri casi di violenza sessuale.

Nella nuova ordinanza arrivata a fine novembre 2021, la giudice per le indagini preliminari di Milano Chiara Valori aveva definito il comportamento del manager “progressivamente sempre più spregiudicato, pervasivo e violento“. E sempre dal documento era emerso che “l’analisi forense del computer sequestrato al Di Fazio ha evidenziato come sin dal 2016 questi abbia frequentemente effettuato ricerche sul web utilizzando come stringa di ricerca: ‘ragazza addormentate/narcotizzate con il clorofonnio’”. Infine era stato chiarito che la “la serialità delle condotte” dell’imprenditore era “costante almeno a partire dal 2008”. Nel frattempo, già nell’agosto 2021, Di Fazio era stato indagato anche per bancarotta fraudolenta dopo che la Industria Farmaceutica Italiana srl, di cui Di Fazio risultava amministratore di fatto, è stata dichiarata fallita per debiti da oltre mezzo milione di euro.

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