Sono 529 le opere messe in cantiere in Emilia-Romagna dal 1999 al 2022 (il 4,7% dei progetti totali a livello nazionale) ma, di queste, 368 risultano concluse, mentre alla prevenzione del dissesto idrogeologico sono stati destinati 561 milioni, ma i lavori ultimati riguardano il 45% dell’importo (258 milioni). Sono dati della banca data del Rendis che Legambiente diffonde in occasione del consiglio dei ministri che si occuperà dell’alluvione in Emilia-Romagna e Marche, insieme i suoi dati aggiornati dell’Osservatorio CittàClima.

I dati sui rischi e sugli interventi – Perché se dal 2010 ad oggi (maggio 2023) si sono verificati in Italia “1674 eventi estremi, uno ogni tre giorni”, in Emilia-Romagna “2,7 milioni di persone sono esposte a rischio alluvione (il 62% della popolazione) e circa 87mila persone a rischio frana. Il 57% del territorio è classificato a rischio alluvione media e alta”. Nelle Marche, invece, gli interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico sono stati 476 tra il 1999 e il 2022, di cui 272 ultimati. L’importo totale stanziato per le opere è di 321 milioni di euro, di cui 161 per lavori che risultano ultimati. “A livello regionale – spiega Legambiente – sono circa 80mila i cittadini esposti a rischio alluvione e 33mila quelli a rischio frana”. Il 7,8% del territorio è classificato a pericolosità da frana elevata e molto elevata mentre il 2,8% a pericolosità alluvionale media ed elevata.

Il piano di adattamento ai cambiamenti climatici in stand by – L’associazione ambientalista indica al Governo Meloni i primi tre interventi più urgenti da mettere in campo. Le prime due: investire in prevenzione e adottare subito il piano di adattamento al Clima, ancora in standby dopo la fase di Valutazione ambientale strategica avviata dal governo alla fine dello scorso anno dopo la tragedia di Ischia, oltre che stanziare le adeguate risorse economiche per attuarlo ad oggi assenti. Sul punto, è intervenuto anche il Wwf, ricordando che la consultazione pubblica si è chiusa alcune settimane fa: “La Commissione VAS deve trasmettere gli esiti della consultazione quanto prima, mentre il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica deve chiarire le scelte da compiere e stanziare i fondi necessari”.

Legambiente: “Spesi oltre 10 miliardi in modo inefficace” – “In questi anni – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – per le opere di prevenzione sono stati spesi oltre 10 miliardi di euro in modo inefficace. Il più delle volte sono state realizzate opere già superate, con cui si è provato a risolvere il problema locale senza considerare ciò che poteva accadere a monte o a valle dell’intervento”. Da qui l’importanza di adottare un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, come già hanno fatto quasi tutti i paesi europei. Il terzo intervento urgente, per Legambiente, è l’approvazione di una legge contro il consumo di suolo. Una legge che il Paese aspetta da 11 anni: la proposta di legge, il cui iter legislativo è iniziato nel 2012, è infatti bloccata in Parlamento dal 2016, quando fu approvata dalla Camera dei deputati. Senza considerare, nel caso specifico, gli effetti della legge urbanistica approvata nel 2017 in Emilia-Romagna: avrebbe dovuto delimitare il consumo di suolo, ma tra proroghe e interessi privati ha consentito che si continuasse a cementificare.

Articolo Precedente

La mafia come un cancro? Da oncologo non vedo adeguato contrasto né all’una né all’altro

next