Per le motivazioni bisognerà attendere diverse settimane, ma intanto giovedì sera il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto è stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per la bancarotta fraudolenta della società “Ofin Srl”. Il dispositivo della sentenza è stato letto in aula dal Tribunale di Cosenza. Dopo una lunga camera di consiglio, i giudici hanno sostanzialmente accolto l’impianto accusatorio della Procura guidata da Mario Spagnuolo. Al termine del dibattimento, i pubblici ministeri avevano chiesto quattro anni di reclusione per l’ex sindaco di Cosenza, fratello del governatore della Calabria Roberto Occhiuto. Il processo è nato da un’inchiesta della Guardia di finanza che, nel 2019, aveva notificato l’avviso di conclusione indagini a Mario Occhiuto con l’accusa di aver utilizzato la Ofin, fallita nel 2014, come una sorta di bancomat. Il curatore fallimentare della società, infatti, aveva sostenuto “di essere riuscito a stabilire che le cause del fallimento sono dovute alla mancata restituzione dei finanziamenti erogati ai soci ee alle società partecipate”.

Stando agli accertamenti degli investigatori, Occhiuto ha prelevato a più riprese dalle casse della società oltre tre milioni e mezzo di euro restituendone solo 500mila. Finanziamenti, – scrive la Guardia di finanza – ottenuti “senza motivata contropartita e, soprattutto, senza le adeguate garanzie che normalmente richiederebbe un intermediario finanziario”. Ma soprattutto – si legge in un’informativa – si è trattato di prelievi che “vanno considerati veri e propri atti distrattivi che avrebbero potuto e dovuto essere destinati al soddisfacimento dei creditori, in primis l’Erario”. Tra sanzioni, interessi e aggi di riscossione, infatti, dalla verifica delle scritture contabili della Ofin, il curatore aveva “evidenziato che i debiti via via maturati nei confronti dell’Erario (oltre tre milioni di euro, ndr) sono superiori a quelli riportati nel bilancio”. Negli atti del processo c’è scritto che la società, di cui il parlamentare era amministratore di fatto, sarebbe stata così “esposta ad un irreversibile stato di insolvenza erogando senza adeguata contropartita e senza valide garanzie”. Chi ha condotto le indagini lo ha messo nero su bianco: la società “è stata svuotata del proprio patrimonio con una chiara distrazione a vantaggio delle partecipate e del socio Occhiuto Mario”.

Inizialmente, nell’inchiesta erano coinvolti anche la sorella del senatore Annunziata Occhiuto e il suo ex capo di gabinetto Carmine Potestio. Mentre la posizione di quest’ultimo, al termine delle indagini, è stata archiviata perché ritenuto estraneo ai fatti, Annunziata Occhiuto è stata processata con il rito abbreviato e condannata a un anno e quattro mesi di carcere. Al momento degli avvisi di garanzia, Mario Occhiuto si era detto “sereno” e allo stesso tempo “perplesso” della tempistica con cui era arrivata la chiusura indagini, poco dopo l’annuncio della sua candidatura a governatore della Calabria. In realtà alle regionali del 2020 il centrodestra presentò poi Jole Santelli, e, dopo la morte di quest’ultima, l’anno successivo è stato candidato ed eletto il fratello Roberto. Mentre al fratello Mario, da imputato per bancarotta, Forza Italia ha spalancato le porte del Senato. A proposito di tempistica.

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