Solo qualche giorno fa Matteo Piantedosi asseriva che a Milano non c’era nessuna emergenza. E ciò mi aveva rassicurato. Tuttavia, nel frattempo a Milano si sarebbe consumata l’ennesima violenza sessuale a danno di una donna sola e indifesa. Pare che un cittadino – inizialmente identificato come del Gambia, poi si è scoperto essere un statunitense – è stato arrestato a Milano per violenza sessuale. Il soggetto avrebbe aggredito violentemente una quarantenne che stava facendo rientro a casa: l’avrebbe colpita con pugni strappandole persino i vestiti. Per fortuna le urla della donna e l’aiuto di un vicino di casa hanno portato al fermo dell’energumeno.

L’altro giorno a Milano e l’altra notte ad Anzio, dove una 19enne è stata violentata da uno sconosciuto mentre rientrava a piedi a casa. E oggi si scopre l’autore di una brutale aggressione – avvenuta a marzo – a Genova, ove lo stupratore ha usato immane violenza a tal punto da far temere per la vita della giovane donna ucraina aggredita. E domani, dove avverrà l’ennesimo stupro di una donna?

Ministro Piantedosi, per favore non dica che a Milano e nell’intero Paese non esiste emergenza criminale verso le donne. Il problema esiste, eccome se esiste, ma lei evidentemente per certificare l’emergenza usa un metro di misura diverso dal mio: un metro – il mio – usato da chi è stato per “strada” e che non ha mai occupato stanze ovattate. Negli ultimi anni – mi duole dirlo – è mancata la prevenzione sul territorio. La prevenzione era il dogma di ogni pattuglia delle Forze dell’Ordine ed era il fiore all’occhiello dei compiti istituzionali. Ormai è risaputo che quando si tenta di sminuire fatti criminosi, non si fa altro che incancrenire il problema, come sta accadendo, appunto, con le violenze sulle donne.

E a tal proposito, come esempio, vorrei qui ricordare un periodo bruttissimo di Palermo. All’inizio degli anni ottanta, la classe politica, compreso il Viminale, negavano qualsiasi emergenza in ordine al fenomeno mafioso. Infatti stranamente mafiosi, magistrati, poliziotti e carabinieri morivano solo di freddo. E’ altresì bizzarro quando si strombazza che non esiste emergenza per le morti (di giovanissimi) di incidenti stradali, quando l’Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale) da anni lancia il grido d’allarme, soprattutto per la scarsa vigilanza dovuta alla carenza di pattuglie, nonostante l’aumento del traffico veicolare. Non vi è dubbio alcuno che il problema è di natura sociale e, quindi, occorre intervenire con azioni mirate per salvaguardare la sicurezza delle donne.

Vi è anche l’urgenza – e questo il ministro Piantedosi lo sa benissimo – di colmare il vuoto di organico a causa dei pensionamenti del personale. Io spesso registro lo “sfogo” di ex miei colleghi, e mi duole davvero constatare quanta frustrazione emerge dai loro racconti. E per favore non si giustifichi il malessere generale delle FF.OO, dando la colpa esclusivamente ai carichi di lavoro. Sarà anche vero, però sono stati commessi degli errore per non essere stati lungimiranti nel prevedere e predisporre il turnover. Io sognavo una polizia organizzata diversamente, capace di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini. Nel 1975, con notevoli sacrifici e pericoli, ci riunivamo come carbonari nelle nostre case, per promuovere la smilitarizzazione della Pubblica Sicurezza: volevamo applicare in toto il motto: “La Polizia tra la gente”: ci credevamo davvero.

Penso che quel motto ancora oggi non sia del tutto compiuto. Anzi, la ministra Cartabia, disponendo la querela di parte per reati contro il patrimonio, non ha fatto altro che allontanare la polizia dalla gente, atteso che per paura o per non avere “noie” le vittime rinunciano a un loro diritto. Signor ministro Piantedosi, disponga una più ampia prevenzione del territorio, al fine di stroncare le violenze sessuali verso le donne. Le nostre forze di polizie hanno le potenzialità per incidere sul fenomeno e quindi raggiungere il primario obiettivo di garantire sicurezza non solo alle donne ma a tutti i cittadini. Ministro, nel caso faccia degli arruolamenti straordinari di agenti e carabinieri. La prevenzione del territorio è una assoluta priorità: non ha prezzo. Intanto, esamini l’opportunità di rivedere la posizione di centinaia e centinaia di agenti adibiti in inutili scorte a personaggi che a ben vedere non avrebbero più diritto ad essere scortati: li faccia rientrare in organico. Ogni donna di questo Paese ha il diritto di uscire in libertà a qualsiasi ora; ha diritto di indossare gli abiti che più le piacciano senza essere accusata di essere “provocatrice”. Argomentazione risibile, meschina e miserevole, come quando la Cassazione assolse il violentatore adducendo che: “non poteva compiere lo stupro perché la ragazza indossava i jeans”.

Infine, devo dire al ministro Piantedosi – per quanto vale il ricordo di un ex operaio delle investigazioni – che a intervenire in un delitto odioso come lo stupro ci si sente disarmati: spesso non si trovano le parole per rincuorare la donna aggredita e stuprata. Un conto è leggerlo dalle fredde carte giudiziarie e un conto è assistere ed ascoltare la vittima. Come cenno, non ho nessuna ricetta per intervenire, ma invito il ministro di voler esaminare l’opportunità di consentire il monitoraggio capillare delle strade e, quindi, permettere alle donne di muoversi in libertà.

Lei, signor ministro, è stato rapido nel far editare il decreto “rave party”, poi convertito in legge, ebbene faccia altrettanto in modo rapido: usi una corsia preferenziale per dare un forte segnale alle donne, dicendo che lo Stato c’è! Chiedo troppo?

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