Diventa nazionale la protesta degli universitari contro il caro affitti, di cui le tende piantate davanti agli atenei di diverse città sono diventate simbolo. Ad annunciare la mobilitazione “sotto le sedi delle Regioni di tutta Italia” è stato il gruppo Cambiare Rotta, che la settimana scorsa ha portato alla riunione al ministero dell’Università quattro richieste tra cui l’abolizione della legge 431/98 e la reintroduzione dell’equo canone, la riconversione degli immobili sfitti e l’istituzione di un fondo permanente per gli studentati pubblici di almeno 40 milioni di euro. Perché i 660 milioni a valere sul Pnrr ancora da spendere non bastano, considerato che finiranno per la maggior parte ai gruppi privati che, complici i generosi contributi a fondo perduto e l’assenza di vincoli sulle tariffe, si sono gettati a capofitto nel ricco business delle strutture per studenti. “Non ci bastano le fumose promesse ricevute dal governo, così come non siamo disposti ad accettare gli ipocriti tentativi di strumentalizzare le proteste da parte delle opposizioni”, si legge nell’appello firmato da più di 120 studenti, insieme ad attivisti e sindacalisti di Asia Usb e del Movimento per il diritto all’abitare, e rivolto “a tutti gli studenti che in tutta Italia si stanno mobilitando e a tutte le realtà sociali che da anni si battono per il diritto all’abitare, per stringere alleanze ed allargare la mobilitazione”.

“La battaglia si unisca a quelle per il diritto all’abitare” – “Non siamo disposti ad accettare che l’attenzione sollevata su questo tema rimanga circoscritta allo specifico degli studenti”, spiegano. “Questa battaglia ora deve generalizzarsi e unirsi alle tante che in tutto il paese da anni costruiscono lotte e iniziativa per il diritto all’abitare, silenziate invece dai media e inascoltati da governi e istituzioni locali. Per questo lanciamo un appello a singoli e realtà sociali, sindacali e politiche che da sempre si spendono generosamente per il diritto all’abitare perché il grande appuntamento di mobilitazione lanciato dagli studenti martedì 16 davanti alle sedi delle regioni di tutto il paese diventi un momento per lanciare un segnale di lotta che non rappresenti solo la voce e le rivendicazioni degli studenti, ma di giovani, studenti, lavoratori, disoccupati e classi popolari, di chi non è più disposto a pagare la crisi sulla propria pelle e in una prospettiva di lotta comune può costruire il proprio riscatto”.

La mappatura del ministero – Il ministero dell’Università ha fatto partire la procedura per la mappatura degli immobili liberi che potranno essere destinati ad alloggi o residenze universitarie per raggiungere il target di nuovi 52.500 posti letto nell’ambito dell’attuazione del Pnrr. Soggetti privati, Enti ecclesiastici, Comuni, Regioni e Province avranno 60 giorni di tempo (entro l’11 luglio) per mettere a disposizione hotel, monasteri, locali, immobili, appartamenti, manufatti, da convertire in studentati. Sul sito del ministero è stato pubblicato l’avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse. Una commissione istituita dal Mur valuterà l’idoneità delle strutture.

Le critiche delle opposizioni – “Lo Stato prevede una riduzione del 15% del canone di locazione, una bazzecola, ma garantisce ai privati che gli introiti dei canoni siano esentasse, così come garantisce che questi posti letto siano a disposizione per 9 anni. Assicurano ad un gruppo di privati, un mercato certo e sicuro per almeno 9 anni, dopo i 3 anni garantiti dai 660 milioni del Pnrr”, attacca il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Anche per l’ex premier e leader del M5s Giuseppe Conte sul caro affitti denunciato dagli universitari “non c’è nessun intervento nuovo, non c’è una misura risolutiva”. I 660 milioni “sono già nel Pnrr e non vanno sprecati”. ll Pd, anche con i suoi gruppi parlamentari, si dice “pienamente mobilitato affinché si diano risposte concrete ai temi della casa e del caro affitti”. “Noi abbiamo presentato al Governo progetti per residenze universitarie da 14 mesi ma il ministero dell’Università non dice nulla”, denuncia dal canto suo il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca. Dalla Puglia l’assessore all’Istruzione della Regione, Sebastiano Leo, in una lettera inviata alla ministra Anna Maria Bernini avverte che “è fondamentale che la regia degli interventi in materia di residenze universitarie e dei servizi a disposizione degli studenti resti pubblica. Questo perché, nonostante gli investimenti che facciamo sul diritto allo studio, esiste ancora un divario economico e sociale che penalizza i soggetti più svantaggiati, in particolare chi deve affrontare le spese per sostenere un figlio fuori sede. Un divario che va colmato”.

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