Ho scritto un libro sugli animali da compagnia. In copertina c’è un piccolo cane, con muso schiacciato (brachicefalo), con un cappello e un collare da clown. Un buffo nanetto. In passato i nani erano molto impiegati nei circhi: vedere un adulto con dimensioni e proporzioni da bambino fa ridere. Venivano vestiti in modo buffo, per fare ancora più ridere. Oggi non è ritenuto politicamente corretto.

Ora pensiamo a un proprietario di circo che selezioni i nani, incoraggiando rapporti tra individui di ridotte dimensioni, in modo da avere un continuo rifornimento di nani: una sorta di selezione artificiale. Penso che sarebbe da mettere in galera. E’ quello che facciamo con gli animali, cani compresi. Queste razze canine (per i cani si può ancora usare la parola) sono frutto di selezioni artificiali per accontentare la clientela. I cani da compagnia devono essere piccoli e buffi. E magari li vestiamo di tutto punto. Nella vetrina di un elegantissimo negozio ho visto una serie di indumenti per cani di piccola taglia. Collare: 180 euro; bandana: 70; guinzaglio: 240; gilet: 380; coperta: 420. Sommati, gli importi sono più di due redditi di cittadinanza. Questi cani, tra l’altro, spesso respirano male e hanno un sacco di problemi fisici, dovuti a caratteristiche selezionate per compiacere le aspettative degli “amanti” dei cani.

Per i gatti è storia differente, ma inorridisco al pensiero che la castrazione sia un trattamento comune: li amano tanto, però gli tagliano i coglioni perché altrimenti hanno comportamenti “da gatti maschi”. Un gatto maschio non si deve comportare da gatto maschio. Per impedirgli di farlo… zac! Ma lo amiamo tanto. Un tempo si faceva lo stesso servizietto a giovani maschi umani, “elaborati” per continuare a godere delle loro voci angeliche che, con il passaggio all’età adulta, avrebbero perso una caratteristica che suonava così bene, in chiesa.

E ora veniamo al Papa, un papa che ha scelto di chiamarsi Francesco, il santo che più di ogni altro ha amato gli animali. Francesco (il papa, non il santo) ha trattato male una signora che, durante un’udienza, ha estratto dalla borsa uno di questi cani nani e ha chiesto: “Lo benedice il mio bambino?”. Il Papa l’ha rimproverata dicendole di pensare ai bambini che muoiono di fame. Questa dei bambini che muoiono di fame l’ho subita anche io quando, da bambino, rifiutavo qualche cibo a me sgradito (tipo lo stocafisso, che oggi adoro): mangia! pensa ai bambini che muoiono di fame!!! Che c’entra? pensavo. Il pensiero mi toglie ancor di più l’appetito. Dovrei mangiare a quattro palmenti perché altri bambini muoiono di fame? Dovrei sentirmi in colpa, altro che mangiare. Insomma, non approvo il riferimento ai bambini che muoiono di fame.

Magari quella signora dà una parte dei suoi averi ad organizzazioni che aiutano i bambini (la mia famiglia lo fa) ma non se la sente di andare in Africa e tirarsi su le maniche. Non me la sento io, e non se la sente il papa. Però, secondo me, il Papa ha avuto ragione a non benedire il cane. Forse, se la signora avesse chiesto: lo benedice il mio cane? lo avrebbe benedetto. Ma se un cane viene chiamato bambino allora non ci siamo. Personalizzare gli animali, pretendere che siano dei surrogati degli umani, e amarli non perché sono animali, pretendendo che siano quel che non sono, credo sia un’aberrazione che non fa onore alla nostra specie. Certe razze canine non ci dovrebbero essere, i cani dovrebbero essere liberi di riprodursi come pare a loro e presto scomparirebbero tutte le aberrazioni che abbiamo creato con la selezione artificiale, dai cani ridicoli a quelli che esprimono grande aggressività intraspecifica e sono inclini ad aggredire altri cani. I primi ci sollazzano con il loro aspetto buffo, gli altri ci sollazzano combattendo tra loro, come gladiatori.

Questi cani sono vittime di aspettative di persone che, in generale, dicono di amare gli animali. Non sto dicendo di sopprimere i bulldog francesi o i pitbull. Gli esemplari che ci sono… ci sono. Ma credo che sarebbe giusto vietare di selezionare cani con queste fattezze e questi caratteri, perché non fanno vite felici. Respirano male, oppure sono sempre in guardia, pronti ad attaccar briga con altri cani. Avviene, per quelli da combattimento, che uccidano i figli piccoli dei loro padroni. I cosiddetti bastardi soffrono meno e non fanno queste cose, a meno che le razze dei loro genitori siano simili tra loro per certe caratteristiche. I cani non sono bambini, sono cani. Il massimo dell’aberrazione sono gli alimenti vegani per cani: si impone a un carnivoro la nostra stessa dieta, contro la sua natura.

Molte persone che dicono di amare gli animali hanno espresso commenti critici contro la decisione di Francesco di non benedire un cane spacciato per bambino. Francesco, in Laudato Si’ ci dice: “Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito”. Io sto con Francesco!

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