Se Elly Schlein aveva chiesto ‘una moratoria’ sull’autonomia differenziata per avviare un confronto reale sulle riforme con il Pd, con l’obiettivo di creare divisioni interne alla maggioranza, tra Fratelli d’Italia e Lega, da Giorgia Meloni c’è stata una timida apertura al dialogo. Più tattica, che reale: “Sono disponibile a spiegare come l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme“, ha precisato la presidente del Consiglio, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme. Un messaggio rivolto alla stessa Lega che, nella competizione interna alla maggioranza, chiedendo garanzie, aveva ricordato come il programma di centrodestra prevedesse l’elezione diretta del presidente della Repubblica. E non il modello del premierato verso il quale si può invece aprire un confronto tra governo e un pezzo delle opposizioni, con la collaborazione di Italia Viva e Azione.
Così Meloni prova ad allontanare tensioni interne alle forze dell’esecutivo: “Quando abbiamo pensato l’autonomia differenziata insieme alla riforma che stiamo avviando ora, l’abbiamo pensata come un unico pacchetto, le abbiamo fatte in momenti diverse perché hanno procedure diverse, ma si tengono insieme”, ha aggiunto Meloni nel punto stampa al termine degli incontri con le opposizioni sulle riforme. E ancora: “Non consideriamo che c’è una diversità fondamentale di orizzonte e autorevolezza, perché c’è un presidente del Consiglio che dialoga” con i governatori che al contrario “non è eletto direttamente dai cittadini, con orizzonte mediamente di un anno e mezzo. Anche questo produce uno squilibrio nel nostro ordinamento”.
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