Mutui e prestiti più cari e con rate che salgono e interessi sui depositi che restano inchiodati in prossimità dello zero sono i fattori che hanno spinto i ricavi di banca Mps (e tutte le altre banche italiane) nel primo trimestre del 2023. Il periodo gennaio -marzo ci è chiuso con un utile netto di 236 milioni di euro (a fronte dei 10 milioni dello stesso periodo del 2022), più di quanto si attendessero gli analisti. I ricavi hanno raggiunto gli 879 milioni, 94 milioni in più dell’anno prima. A spingere gli incassi è stato il margine di intermediazione, ovvero quello che la banca incassa dalla differenza tra i tassi che pratica sui depositi e quelli che fa pagare a chi riceve prestiti e finanziamenti, saliti dai 302 milioni del primo trimestre 2022 agli attuali 505 milioni. Viceversa i proventi da commissioni calano da 369 a 332 euro, quelli da trading scendono da 80 a 27 milioni. Una spinta ai profitti è venuta anche dalla contrazione del costo per il personale dopo i tanti esuberi e l’uscita di circa 4mila dipendenti. Dai 356 milioni di inizio 2022 si scende a 288 milioni. Il valore complessivo dei prestiti alla clientela è più basso rispetto ad un anno fa (da 79,2 a 77,9 miliardi) ma in risalita rispetto a fine anno. I crediti deteriorati calano al 2,1%, il ratio patrimoniale Cet1 inclusivo degli utili sale al 14,9%.

“L’utile netto conferma la rinnovata capacità della banca di generare redditività sostenibile, ci aspettiamo di replicare la performance del primo trimestre anche nei trimestri successivi”, ha detto l’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Cosa non impossibile del resto visto che la banca centrale europea continua ad aumentare il costo del denaro e quindi le rate a salire. Lovaglio ha poi sottolineato che “i target del nostro piano sono più che raggiungibili” e che “è arrivato il momento di generare valore per tutti i nostri stakeholder” e di “dimostrare il nostro valore”. Al momento azionista di ampia maggioranza della banca continua ad essere il Tesoro italiano che detiene una quota del 64% che, in teoria, dovrebbe essere ceduta in conformità degli accordi con Bruxelles sottoscritti all’epoca del salvataggio pubblico della banca e poi ripetutamente prorogati. Ormai da anni si cerca un compratore ma sinora senza successo.

L’amministratore delegato conferma l’intenzione di tornare al dividendo a valere sull’utile 2024 grazie alla rinnovata capacità del Monte di generare capitale e dichiara di privilegiare, al momento, la cedola al buyback per remunerare gli azionisti. Il contenzioso legale di Mps si è mantenuto stabile nel primo trimestre dell’anno, con richieste risarcitorie, giudiziali ed extragiudiziali, per complessivi 4,1 miliardi di euro. “Non ci sono stati cambiamenti rispetto alla call precedente, il petitum legale è rimasto invariato nel trimestre e vorrei sottolineare che circa il 90% di tutti i contenziosi è coperto e che abbiamo già ricevuto delle sentenze a noi favorevoli”, ha detto Lovaglio. “Ritengo che l’approccio che abbiamo adottato ci metta in una posizione molto confortevole soprattutto considerando le sentenze ad oggi. La banca si sente in una posizione più solida e tranquilla” anche perché “il nostro stato patrimoniale è in grado di affrontare qualsiasi esito del contenzioso”, ha concluso l’amministratore.

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