Una condanna a 5 anni e 10 mesi definitiva per corruzione nell’esercizio delle funzioni politiche può non bastare. In Italia – una volta espiata la pena – c’è tutta la possibilità di tornare in pista, a raccogliere voti e soprattutto indennità e vitalizi. È il caso – per certi versi incredibile – di Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia per la bellezza di 18 anni ai quali vanno aggiunti 8 anni da deputato (prima dell’era da governatore) e 5 da senatore (dopo l’era da governatore). Una carriera politica che è stata interrotta dalla condanna definitiva per tangenti: secondo le sentenze – Cassazione compresa – tra il 1997 e il 2011 61 milioni di euro di fondi della Fondazione Maugeri e dell’ospedale San Raffaele furono sottratti illecitamente e usati per pagare mazzette in cambio di favori e rimborsi ai due enti. Formigoni, tra le altre cose, era accusato di aver ricevuto vacanze gratis e l’uso di un lussuoso yacht in cambio di decisioni favorevoli e rimborsi non dovuti, “soldi tolti ai malati per i suoi sollazzi” come sottolineò nella requisitoria del processo di primo grado l’allora pm Laura Pedio.

“Per quanto sul piano formale il Presidente della Regione non fosse il responsabile delle decisioni” in materia di sanità – scrissero tra l’altro i giudici della Suprema Corte – “è stato accertato come il Formigoni di fatto avesse un totale predominio nella concreta procedura dei provvedimenti in questione”, ossia le delibere per “varie decine di milioni di euro” dati indebitamente alle Fondazioni Maugeri e San Raffaele che, corrompendo il ‘Celeste’, volevano “sterilizzare i risultati negativi” dei tagli alla sanità’ privata ottenendo dalla Regione Lombardia “provvedimenti favorevoli”. Dall’ottobre scorso, con 17 mesi ancora da scontare, Formigoni è in prova ai servizi sociali, come prevede la legge quando la pena sta per estinguersi: insegna italiano alle suore straniere dell’istituto Piccolo Cottolengo Don Orione.

Ora resta da capire quanto c’è di vero nel retroscena pubblicato oggi su Repubblica che racconta – tra l’altro – che il fautore del possibile ritorno in politica di Formigoni sarebbe il presidente del Senato Ignazio La Russa: i due avrebbero parlato di una candidatura alle Europee 2024 durante un pranzo in un ristorante vicino al palazzo della Regione Lombardia. Quale sarebbe la contropartita per Fratelli d’Italia? Avere una “copertura nel mondo cattolico moderato del Nord”, è il ragionamento. Tradotto: si consuma anche un progressivo percorso di avvicinamento del partito della premier Giorgia Meloni in direzione di Comunione e Liberazione.

I rapporti tra Fdi e Formigoni, ad ogni modo, non iniziano oggi: l’ex presidente aiutò per esempio nella campagna elettorale in Brianza, in particolare a favore di Federico Romani, figlio dell’ex ministro Paolo. Resta quel problemino da nulla che Formigoni è ancora nel pieno dell’esecuzione della pena. La fine è fissata a marzo 2024, cioè poche settimane prima delle elezioni europee. Ma sia Formigoni sia Fratelli d’Italia contano sul fatto che la buona condotta ha permesso all’ex governatore di beneficiare di un po’ di sconti. Cosa che potrebbe accadere di nuovo e che potrebbe restituire i pieni diritti all’ex presidente prima del tempo. Che però non potrà essere prima dei tre anni che dovranno trascorrere tra l’espiazione della pena e l’istanza di riabilitazione. Come avvenne per Silvio Berlusconi.

IL DISOBBEDIENTE

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